interpretazioni e studi sui temi teorici di maggior rilievo: la multidisciplinarità.
il rapporto con il tempo, il segno nel paesaggio
Per l'indagine sul paesaggio di Corona Verde è stata compiuta una rilevazione diretta sugli spazi aperti, escludendo le aree urbanizzate. Nell’indagine si sono individuati ambiti, per i quali sono stati applicati criteri di valutazione innovativi, in quanto del tutto riferiti alla percezione e non a valori materiali insiti nel territorio.
Per l'indagine sul paesaggio di Corona Verde è stata compiuta una rilevazione diretta sugli spazi aperti, escludendo le aree urbanizzate.[1]
1. Convergenze - un quadro di riferimento per l’integrazione delle politiche per la conservazione della natura con quelle per la tutela e la valorizzazione del paesaggio. 2. Principi e valori - l’evoluzione del principio di conservazione, dilatato nei suoi significati (la conservazione come luogo dell’innovazione) e nel suo campo d’applicazione. 3. Nuovi paradigmi - I nuovi paradigmi per le “aree naturali protette” proposti dall’Unione Mondiale della Natura. 4. Relazioni e reti - I nuovi paradigmi spostano l’attenzione dagli oggetti alle reti di relazioni dinamiche ed evolutive. 5. Interpretazioni e progetti di territorio - Una nuova idea di territorio che mette al centro il rapporto uomo/natura implica nuove rappresentazioni, e viceversa. 6. Pianificazione e politiche di governo - Il luogo privilegiato per integrare le diverse intenzioni di cambiamento è il progetto di territorio: un progetto collettivo che vada oltre la sommatoria incoerente di singoli atti amministrativi, mettendo in rete le diverse azioni pubbliche e private volte a raggiungere gli obiettivi strategici condivisi e mettendone “in scena” le implicazioni paesistiche.
La prova di praticabilità di uno strumento innovativo di governo del territorio, il PTO, previsto dalla legge regionale ma di fatto non ancora applicato nelle pratiche della pianificazione territoriale, sta trovando una prima sperimentazione in Piemonte su un tema di grande interesse: l’assetto delle attività e il programma di valorizzazione della fascia del Po in territorio piemontese.
Ogni ipotesi di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dell'area metropolitana di Torino, condotta a tavolino e con criteri tipologici, deve essere rivista a fronte di una situazione così articolata e ricca di potenzialità quale emerge dall’indagine di dettaglio sul paesaggio percepito. Le strategie da attivare devono fare riferimento a risorse strutturali ancora soggiacenti e semmai da rivalutare, non uniformi sul territorio ma diversamente distribuite e, forse, utili per innescare processi di valorizzazione purché si tenga conto dell’estrema particolarità dei casi e addirittura del rischio, in alcuni casi, di un contrasto tra gli effetti locali e quelli di rete.
Se ci si pone nel quadro dei criteri e dei principi della Convenzione europea del paesaggio (CEP) emerge immediatamente la mancanza di paradigmi consolidati di riferimento per ricostruire le distinzioni dei paesaggi, nel merito, cioè nei contenuti di significato attribuito, soprattutto in situazioni come la periferia metropolitana. Questa difficoltà aumenta se si vuole ragionare alla scala d'area vasta, data la notoria dimensione ridotta dei paesaggi identitari per ciascuna comunità, soprattutto dove, come in Italia, il paesaggio è riccamente caratterizzato a livello locale.
Il territorio intorno a Torino offre un paesaggio di transizione, che solo in pochi casi va assumendo quella facies semistabile con cui la grande periferia metropolitana normalmente si distingue, nell'immagine collettiva, sia dalla città che dalla campagna. La tesi che percorre questo contributo è che nella percezione collettiva la "periferia" di Torino non esista come entità autonoma distinta dalla “città” e dalla “campagna”, ma che il rapporto strutturale tra città e campagna, pur in trasformazione e talvolta in dialettica, quasi ovunque permanga nella identità delle sue parti, indipendenti e diverse caso per caso.
The title evokes a cordinated set of programmes, plans and projects developed since 1987 in order to preserve and enhance the Po river and floodplains, as a basic resource for the regional social and economic sustainable development. It includes he first proposal of “Progetto Po” by IRES (Istituto Ricerche Economiche e Sociali, 1989), the “Progetto Territoriale Operativo” by Regione Piemonte (PTO, 1995), the “Piano d’area” of the Po river regional Park (PdA, 1995), referring to the whole fluvial strip in Piedmont. The set also contains some projects for specific critical areas, relevant for the requalification and transformation of the river strip.
L’idea alla base del progetto si basa sulla esigenza di porre in rete le aree protette regionali per innovare la politica della tutela secondo la visione che caratterizza la strategia della rete ecologica pan-europea per la diversità biologica e dei paesaggi. La novità del progetto Corona Verde sta in questa integrazione e cooperazione di enti e strutture di gestione del territorio, in grado di dar corpo ad una nuova politica in grado di superare i limiti, ormai acclarati, delle politiche tradizionali.
Oggi il tema del fiume e dei suoi rapporti con l’architettura, intesa come del costruito e del paesaggio plasmato, è oggetto di un forte interesse, in una stagione nella quale il “progetto” non viene più inteso limitatamente all’oggetto costruito ma bensì a porzioni di paesaggio e quindi anche ad ambiti di intervento di natura non puntuale ma “estesa al contorno”. Proprio i territori dei fiumi, prima relegati all’abbandono e usati come retrobottega, ci offrono una palestra ed una così stimolante realtà di intervento tale da essere esaminata e analizzata in tutti i suoi possibili spunti, pratici e teorici.
Il tema urbano nel territorio italiano, ed il suo intreccio con le aree protette, è oggi una realtà diffusa che interessa le più vaste aree metropolitane, i medi centri abitati, dalle aree di pianura a quelle costiere. I parchi rappresentano certamente, nell'esperienza di chi opera nel settore, elementi portatori del concetto orientatore della qualità ambientale del territorio, della necessità di inserire nelle questioni urbane gli assetti naturali del territorio (geologici, morfologici, vegetazionali, faunistici, pedologici); le aree urbane paiono invece portatrici di un approccio progettuale al territorio, e di una visione e concezione architettonica dell’ambiente.