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Luogo, paesaggio e territorio sono accomunati dall’essere al tempo stesso soggetto e oggetto dall’azione che si produce nell’interazione con le comunità locali. Gli individui interpretano le caratteristiche di un contesto fisico, le stesse che partecipano alla definizione di tratti della loro identità, e producono azioni di trasformazione. L’esito della trasformazione diventerà poi il nuovo scenario che ospiterà le successive trasformazioni. I tre termini hanno però accezioni lievemente diverse, tanto che spesso vengono usati in maniera intercambiabile.
Luogo come figura della certezza
Luogo, paesaggio e territorio sono accomunati dall’essere al tempo stesso soggetto e oggetto dall’azione che si produce nell’interazione con le comunità locali. Gli individui interpretano le caratteristiche di un contesto fisico, le stesse che partecipano alla definizione di tratti della loro identità, e producono azioni di trasformazione. L’esito della trasformazione diventerà poi il nuovo scenario che ospiterà le successive trasformazioni. I tre termini hanno però accezioni lievemente diverse, tanto che spesso vengono usati in maniera intercambiabile. Si può dire che per territorio intendiamo l’insieme delle dinamiche che conformano uno spazio e lo spazio stesso: un’area sufficientemente ampia sulla quale si dispiega il possesso e il disegno complessivo di una società. Il termine è antico, di origine latina. Il concetto di paesaggio invece nasce recentemente, nasce con la modernità, come costruzione intenzionale di una porzione di territorio, e contiene uno spiccato valore simbolico per la specifica élite culturale che vi si autorappresenta e attiene primariamente al territorio aperto, alla trasformazione della terra in una rappresentazione estetica. Anche luogo è un termine di origine latina, che si mantiene su un orizzonte meno definito, più arcaico, più radicale, più generale, meno connotato anche scalarmente, più ambiguo e ricco, intimamente polisemico. Il termine locus veniva usato in un accezione geografica per definire un posto, una località, una posizione; oppure uno spazio connotato, un podere, un campo, una città o una regione; ma anche una stanza, una dimora, un alloggio e ancora un sepolcro, una tomba. Sempre in termini concreti, ma non geografici, il locus veniva usato per definire il passo specifico di un libro o di un articolo: un brano, un capitolo, un tema specifico di un’argomentazione. Mentre in termini sociali il locus era riferito al grado, alla considerazione, alla condizione sociale; oppure ad una circostanza particolare, una situazione, una condizione; e ancora all’ordine temporale, alla posizione, al turno.
Il luogo non è scollegato dall’attività che un soggetto individuale e collettivo compie. In una definizione attuale del termine si legge alla voce luogo: in generale parte dello spazio che è occupato o che si può occupare materialmente o idealmente.[1]Il termine luogo nasce dalla certezza del nesso solidale e radicato fra soggetti e spazio: essi sono un tutt’uno e rappresentano un insieme identitario dotato di confini certi. Non è data separazione, scelta o possibilità. Il luogo è quindi specifico, completo, concreto. Il luogo rimanda in termini geografici, in forme talvolta difficili e conflittuali, alla certezza del possesso, alla sovrapposizione univoca fra comunità e spazio. Uno spazio diventa luogo solo dopo essere diventato oggetto di una relazione affettiva, economica e simbolica che si manifesta in modo intelligibile.[2] Il luogo, indipendentemente dalla dimensione scalare, è il contesto nel quale si sperimenta l’appartenenza, dove questa da vita a qualcosa di definito, di percepibile, di identificabile: nel luogo la relazione identità/identificazione si condensa in un evento concreto. Il luogo è per questo una figura della certezza che si riferisce e rappresenta un’identità ancora forte, definita e confinaria. Affinché il luogo esista si debbono presentare delle condizioni specifiche. Se esistono appartenenza e identificazione e queste si manifestano in modo intelligibile allora esiste il luogo. Il luogo è territorio e paesaggio. Territorio e paesaggio sottoposti a dinamiche identitarie, in cui sono presenti i termini di stabilità e continuità, che si manifestano secondo i caratteri di unitarietà e differenza. Altrimenti il luogo non esiste.
Si può affermare che il luogo rappresenta la figura della certezza identitaria consolidatesi fino alla prima modernità. Recenti studi hanno indagato il senso del luogo in epoca della crisi della modernità. Alcuni hanno messo in luce la figura dell’eccesso: il non-luogo, altri quella dell’opportunità: il milieu.[3]
[1] Voce luogo, Dizionario Garzanti della Lingua Italiana, 1969.
[2] John Friedmann nel saggio Human territoriality ad the struggle for the place confronta le diverse tipologie di territorialità che avvengono in contesti scalarmente diversificati, ma accomunati dall’essere esito di relazioni affettive: dagli aborigeni dell’Australia alla casa torinese in cui Primo Levi ha condotto tutta la sua esistenza. Friedmann J., Human territoriality ad the struggle for the place, “Giornale del Dottorato in pianificazione territoriale”, n.1, 1990, p. 27.
Talune condensazioni incarnano l’espressività del territorio e hanno la potenzialità di diventare l’immagine della società insediata: i luoghi magici, simbolici, les hautes lieux. E’ questa la tesi argomentata da Bernard Debarbieux in alcuni saggi: Debarbieux B., Le lieu, fragment et symbole du territoire, in “Espace et societés” n. 82-83, L’Harmattan, 1996 “Les lieux du territoire relèvent donc simultanément de l’ordre des matérialités, des significations et de l’ordre des symboles. Matérialité parce qui’ils s’inscrivent dans la réalité de l’espace géografique; signification parce qu’une fois identifié en tant que lieux, ils se voient associés des valeurs et donc de role spatiaux conformes à l’idéologie du groupe qui procède a sa territorialisation. Symbole infin, en vertu du processus, evisagé depius longtemps par auteur comme Georg Simmel et Henri Lefèbre, processus par laquel les éléments de l’espace géografique peuvent servir a symboliser le social en l’objectivant. Simultanéament donc, le leiu localise, signifie et il désigne des réalités d’une autre orde, un groupe social par exemple, ou d’une autre echelle spatial, le territoire. Posée de cette manière, la question de l’échelle gagne une er richesse et en complexité. Les lieux ne sont donc plus seulement les éléments du territoire; la figure du territoir ne se dessine plus seulement quand ils sont tous agrégés. La territoire est présent au travers de certain lieux, perce qui’ils sont dotés de cette capacité à le symboliser; à la faveur de ce processus de symbolisation, les échelles se trouve télescopées(...)Nous voulons seulement suggérer (...) que l’avénement du territoire, conçu comme un construit social, suppose que l’on recure à cette capacité du lieu à etre simultanément élément e figure de celui-ci, sa capacité à référer simultanément à deux échelle spatial à la foi, la sienne et celle du territoire dans laquelle il s’inscrit”. pp. 14-15; Debarbieux B., Du Hautes lieu en général et du mont Blanc en particulier, “Espace Géografique” n.1, 1993 in cui argomenta sulla scoperta del Monte Bianco; Debarbieux B., Imaginer et aménager la montagne, Institut de Gèographie Alpine, Université Joseph Fourier - Grenoble, dove analizza la relazione fra l’invenzione delle immagini che riguardano la montagna in generale e la loro localizzazione specifica in un area denominata Lozère; inoltre analizza come le immagini che si sono susseguite nel tempo hanno inciso sulla pianificazione.
[3] Dato il carattere introduttivo del tema trattato non ritengo utile procedere in maniera sistematica per confronti con posizioni diverse formulate da vari autori; tuttavia mi preme sottolineare come in area anglosassone il tema dell’identità del luogo appaia descritta nei termini di sense of the place e come questo tema fosse già stato affrontato alla fine degli anni settanta da Edward Relf nel suo Place and placeness, Pion Limited, Londra, 1976.