Indice
- Copertina
- Leggere testi a struttura non lineare
- Ipertesti e paesaggio: alcune analogie
- L’ipotesi post-strutturalista: molteplicità e infinita ricentrabilità
- L’ipotesi “nomadica”: l’attribuzione di senso come navigazione
- Il disorientamento nell’iperspazio
- Un’ipotesi pragmatica: ipertesti per la rappresentazione della conoscenza
- La metafora dell’ipertesto: un punto di partenza
- Riferimenti bibliografici
Un’ipotesi pragmatica: ipertesti per la rappresentazione della conoscenza
Fino a questo momento abbiamo seguito le considerazioni di alcuni autori, spinti da uno all’altro lungo una rete di riferimenti e citazioni che in parte essi stessi hanno tessuto, muovendoci intorno all’ipertestualità o, meglio, all’iper-ità, cercando processi di attribuzione di “senso” a testi complessi.
Adottare la metafora dell’ipertesto non significa necessariamente adottare il contesto teorico dei suoi apologeti post-modernisti o post-strutturalisti. Esiste un altro livello, meno metaforico e più analogico, e forse più pragmatico, al quale operare. In ambito italiano, ad esempio, non convince la coincidenza tra ipertestualità e post-strutturalismo e i sistemi ipertestuali sono usati come strumenti per l’analisi computazionale frasale e testuale: conteggi di parole, indici e concordanze aiutano a individuare le stringhe significative, a spiegare la coerenza di un testo, lo stile di un autore, il riconoscimento di una lingua; per analizzare gli ipertesti veri e propri si mettono a punto indici quali la granularità del sistema (complessità e ricchezza dei nodi), inclusività o astrattezza dei nodi, tasso di intertestualità.
Immaginiamo di poter realizzare un modello ipertestuale di uno specifico paesaggio. Esso è il caso limite, da altri solo ipotizzato e temuto, di ipertesto in cui ogni ‘parola’ è un nodo, appartenente ad una o più reti territoriali: un vero labirinto a più dimensioni.
I sistemi ipertestuali sono insostituibili nella funzione di rappresentazione della conoscenza: gli ipertesti sono nati infatti per funzionare in modo analogo alla mente di un ricercatore, organizzando le informazioni in modo non lineare ma sulla base di collegamenti gerarchici multipli. L’ipotesi di base è una sostanziale “analogia tra la struttura di un ipertesto e quella che viene oggi proposta da vari psicologi cognitivisti come la struttura propria della rappresentazione interna delle conoscenze sia di tipo concettuale che dichiarativo” (Pellerey, 1991).
Questa funzione può strutturare le analisi per il piano: possibilità di immagazzinare dati di natura eterogenea (immagini, testi, dati alfanumerici) e di connetterli tra loro, integrarli o aggiornali continuamente, cambiare o aggiungere connessioni senza intaccare l’integrità dei dati, dare loro un ordine pur lasciandoli aperti ad altre letture, svolgere interrogazioni secondo molteplici chiavi di accesso, variamente incrociate, e tenerne memoria, interagire con altri soggetti sull’HT o tramite HT,...
Resta il dubbio sulla possibilità (umana, non della macchina) di immaginare e dare ordine a tutte le relazioni possibili tra tutti i nodi possibili, stante la loro eterogeneità. E’ il secondo problema sottolineato da tutti coloro che si occupano di HT: il “sovraccarico cognitivo” cui è soggetto l’utente, chiamato continuamente a compiere scelte, ma ancor più il programmatore, che deve prevedere le scelte di tutti gli utenti possibili (“programmare i pensieri”), modularizzare le idee, creare le connessioni, definirne le proprietà e tenerne traccia (una situazione piuttosto simile a quella del pianificatore).
Si è cercata una soluzione all’interno della stessa tecnologia degli HT: esistono infatti programmi che “generano” associazioni, programmi per la gestione di problemi complessi, e altri ancora, ma soprattutto esiste la possibilità di “tracciare” il passaggio di diversi utenti: Hyperplan, ad esempio, è un prototipo di ipertesto dinamico (sviluppato per il progetto di un sistema interconnesso del verde nell’area Gianicolese Magliana di Roma) che permette a più utenti di ristrutturare nodi e link, tiene traccia dei link attivati e rafforza quelli che hanno condotto con successo ad un obiettivo progettuale (Fonti, Di Pace, 1996). I nodi sono costituiti da livelli di analisi; quindi l’ipertesto “visualizza” il percorso cognitivo del progettista. Si riaffaccia così l’abbinamento ipertesto-mappa cognitiva.
Proviamo ad immaginare che piani redatti come e tramite ipertesti ne assorbano le qualità: piani reticolari o addirittura senza gerarchie, in grado di rispondere alle interrogazioni degli utenti o di essere redatti da più utenti in rete, dinamici...