[Capitolo 1 della mostra Per il paesaggio|For Landscape]
Il paesaggio è una modalità di lettura estesa all’intero territorio la cui complessità induce sempre in tentazione: spingere il dettaglio analitico al massimo, fino al punto, sognava Borges, da richiedere per la riproduzione una carta in scala 1:1, che si stenderebbe come una coperta sul territorio stesso.Se invece riusciamo a reagire alla perversione descrittiva, per comprendere la complessità, siamo sempre indotti ad assumere un atteggiamento riduttivo: semplificare, togliere gli accidenti e quanto non ci pare significativo. Ma per comprendere, cioè prendere insieme, dobbiamo leggere le relazioni tra le parti, fino a scoprire le reti generali che tengono tutto collegato.
[Capitolo 2 della mostra Per il paesaggio|For Landscape]
Il senso comune del paesaggio non fa riferimento tanto agli aspetti strutturali e di grande scala quanto a quelli specifici, caratterizzanti ogni parte del territorio. E’ alla scala locale che si forma il senso di identità, come sottolinea sin dalla definizione di paesaggio la Convenzione europea. L’indagine sull’identità locale, cuore del senso del paesaggio, richiede un dettaglio che consenta di confrontare i dati oggettuali con quelli percettivi e quindi deve tener conto delle differenze e delle particolarità che vengono registrate soggettivamente, costituendosi il senso di identità dei luoghi a seconda dei punti di vista e del tipo di attenzione che si pone nello sguardo.
[Capitolo 3 della mostra Per il paesaggio|For Landscape]
La complessità delle interazioni, che quotidianamente cambiano l’assetto delle relazioni territoriali e conseguentemente modificano il paesaggio, è difficile da rappresentare in modo semplice ed esaustivo. Ma l’accelerazione impressa nel nostro tempo da potenti processi trasformativi impedisce di trascurare il dato: il senso del paesaggio e la materia stessa del paesaggio sono dinamici e la percezione di questo mutamento è parte fondamentale del senso comune del paesaggio contemporaneo.
Se nell’evo rurale queste dinamiche sono state così lente da alimentare la sensazione di una stabilità del paesaggio, oggi l’abitante metropolitano considera il paesaggio una variabile che si modifica con ritmi più veloci dei suoi, e di esso apprezza (o soffre) in primo luogo proprio i cambiamenti.
Si considerano qui i risultati di un'indagine sincronica, che prescinde dalle modalità con cui si è stratificata la città, ma ne legge soltanto gli assetti attuali, nella loro struttura e non come effetto di processi. L'indagine sulla morfologia urbana tenta una scansione del territorio costruito proprio in base al differente grado di "regola utile" implicita che si riesce a leggere nelle forme insediative, fatte di città ma anche di aree non urbanizzate, comunque dotate di una logica formativa e di un assetto potenziale a cui fare riferimento, tracce da seguire nel progetto.