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  • AtlasFor Canavese diventa pienamente operativo

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    Un tour nell'atlante per vedere come funziona il racconto di piazze, interventi recenti, castelli, associazioni, recuperi, itinerari.
  • Torino. Itinerari del centro

    Un work in progress per raccontare la ricchezza vitale e sorprendente dei luoghi del centro storico, lungo itinerari tematici spesso intrecciati.
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  • Torino. Architetture recenti

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Tipologie di impianto urbanistico nella storia di Torino: viali e piazze - Casi e prospettive utili per la progettazione dell'espansione metropolitana di Valencia

Indice

Sviluppo di Torino e sviluppo di Valencia: le ragioni per un parallelismo


A, impianto ad alta densità ( centro di Torino vs. centro di Valencia);

Lo sviluppo urbano di Torino, come quello di Valencia, non ha mai presentato storicamente una periferia sfrangiata e connessa con il sistema insediativo rurale circostante: ad ogni periodo di espansione ha corrisposto la formazione di fronti più o meno definiti, ma sempre segnati dalla loro autonoma configurazione "centripeta", verso la città, caratterizzata da:

- alta densità sia di occupazione del suolo che di volumi costruiti;

- impianto per zone compatte di 3/5 isolati di profondità lungo assi stradali importanti;

- formazione di "insule" specializzate per la produzione e per i "grandi servizi" della città industriale, intensamente costruite e formanti barriera rispetto al resto della città.

- forte identità rispetto a edificazioni esterne, di "borgo" fuori porta, veri centri storici di periferia, che una volta inglobati nello sviluppo urbano, costituiscono polarizzazioni decentrate, con caratteristiche proprie (bassa densità, modello di impianto lungo strada, isolati non completi)

B, il grande sviluppo (Torino 1900/1970 vs. Valencia 1960/1990)

Sia Torino che Valencia hanno registrato una crescita prepotente e poco controllabile dipendente da fenomeni socioeconomici strutturali dell'intera nazione. Per Torino lo sviluppo si innesta su una precedente armatura urbana di grande potenza, che soccombe alla crescita senza disegno solo negli anni '50, quando la città balza da 700.000 abitanti a oltre 1.100.000 (nel 1980) e si raccorda con le urbanizzazioni dei centri della cintura, configurando un'area metropolitana complessa.

Il rapporto tra centro prenovecentesco e espansioni è segnato ancora oggi dalle grandi scelte strategiche ottocentesche, ma reso complesso dalle mancate connessioni in sistema della grande viabilità nella fascia di più recente urbanizzazione, dalle continue variazioni di impianto urbanistico, da assiale lungo i viali a zone a maglia continua, a zone a impianto autonomo con edifici a blocchi.

C, il sistema per viali paralleli e per assi radiali e gli ostacoli (la ferrovia vs. il cauce del Rio)

La attuale struttura urbana presenta nelle due città un sistema di assi paralleli attorno ad un nucleo antico circonvallato e penetrato solo da due o tre grandi viali; a Torino le parallele ottocentesche (sviluppate nel '900) sono costituite da viali, mentre la grande viabilità metropolitana transita ormai sulle radiali e sugli anelli di corsi anulari costituiti sulle cinte daziarie e nei loro ampliamenti.

Componente non trascurabile del disegno dello sviluppo è il rapporto tra il sistema strutturale viario e gli elementi "rigidi" del più vasto sistema territoriale: a Torino il fiume e la ferrovia, come a Valencia, anche se con esiti e complessità diverse.

La rimozione o almeno il diverso ruolo delle infrastrutture territoriali, scelto con grandi opere (ad esempio la deviazione del Rio... a Valencia, la previsione di modificazione dell'asse ferroviario a Torino), comporta importanti rivolgimenti e la formazione di nuovi segmenti dell'impianto urbano più strutturale. Come a Valencia per la fascia attorno al Rio...., A Torino il nuovo Piano regolatore (in corso di approvazione) assegna il compito principale di rinnovo urbano alle due "spine", pensate come assi di rinnovo urbano in diretta connessione tra centro e periferia, basati sulle potenzialità di trasformazione urbana ammesse dalle modificazioni del sistema ferroviario.

D, le preesistenze agricole al contorno (cascine vs. huertas)

L'intorno delle aree urbane delle due città è storicamente antropizzato con intensità e attenzioni simili alle aree centrali: la redditività economica della piana irrigua della Dora e della Stura alla loro confluenza con il Po non è confrontabile con l'incredibile fertilità delle "huertas" valenciane, ma ha comunque prodotto un modello insediativo diffuso, splendido negli ultimi tre secoli, di ricche e frequenti cascine, molte delle quali sono state splendide ville e comunque hanno innervato densamente il territorio con infrastrutture d'acqua e di terra tali da non far rimpiangere la città entro le mura. Quindi la città italiana, come quella spagnola, non ha mai avuto motivo di espansione fuori luogo, si è sviluppata densamente e senza sprechi di terra, anche per il valore e la cultura "urbana" che comunque il territorio agricolo limitrofo recava.

La periferia odierna, che calpesta il valore storico che la città riconosceva al mondo rurale, si configura anche in questo caso come un territorio senza storia, e in ciò anche atopico: in questa perdita di valore, ancora presente in modo residuale ma non più utilizzato, Torino e Valencia sono accomunate in un comune bisogno di nuova progettualità: un disegno della periferia che tenda conto, come alterità da rispettare, del territorio non urbano circostante.

E, le aree industriali e i grandi servizi (Fiat vs. Porto)

Le espansioni residenziali sono precedute, nella storia del '900 di Torino, da localizzazioni di grandi complessi industriali, di grandi servizi, comunque di funzioni esterne che generavano flussi di traffico centrifughi, tali da gonfiare gli effetti urbani sino ad allora centripeti.

Come a Torino la Fiat (o prima le manifatture legate al ciclo dell'acqua fluviale), a Valencia il Porto ha generato un sistema multipolare, struttura essenziale di qualsiasi area metropolitana ma anche fattore primario della formazione di vuoti urbani interstiziali, di aree incompiute intermedie, di "aree di bordo interno".

Sulle aree interstiziali ormai si fonda da anni ogni progetto di qualificazione urbana delle periferie, basato su una ideologia dominante di omogeneizzazione che fa perdere a questi luoghi il carattere specifico che si è accumulato nel tempo. Contro questo tipo di progetti andrebbe cresciuta una sensibilità ai caratteri positivi della morfologia della periferia, che comprende i grandi contenitori industriali o di servizi, anche quando hanno terminato il loro ciclo vitale primario, da riusare in modo 'leggero', non necessariamente polarizzante e soprattutto senza ricerche di ordine precostituito.

F, L'espansione per zone (Quartieri Torino vs. quartieri Valencia)

Come tutte le città europee sia Torino che Valencia hanno subito negli ultimi cinquanta anni il modello dell'espansione per zone omogenee, sia che l'omogeneità dipendesse semplicemente da parametri urbanistici sia che fosse il prodotto di un disegno di tessuto.

Come in tutte le città il risultato della espansione per zone è la perdita del senso della città come sistema e il crescere del disagio in tutte le fasce di giunto, per lo più risultanti lungo assi viari dell'impianto strutturale della città, negati nel loro ruolo di assi rettori e ridotti a linea di confine tra fronti antagonisti e giustapposti.


Informazioni aggiuntive

  • Riferimenti: Contributo al rapporto sulle areas de bordo di Valencia commissionato dalla Municipalità alla Facoltà di architettura della Escuela Politecnica di Valencia
  • Periodo: dal 1996 al 2000
  • Luogo: Torino / Valencia