Articolo scritto da Paolo Castelnovi a settembre 2015 per il Giornale delle fondazioni
Il 10 agosto 1793 su indicazione della Convenzione, i giacobini distruggono sistematicamente le tombe dei re francesi, e motivano le demolizioni dei monumenti che li effigiano, in tutta la Francia, come "simboli di una storia da abolire", che non deve continuare: si vuole separare il passato, per non poter più tornare indietro. Come sempre la corsa in pendio diventa rovinosa e finisce in valanga: come al Re tocca alla Chiesa, e tra il 1791 e il 1794 vengono distrutte decine di chiese simbolo della storia del cristianesimo, da Cluny a Liegi. La ghigliottina a Parigi decapita 2000 nobili e altri 20000 cittadini, in provincia 5 volte di più che nella capitale. Si decapitano tutte le statue religiose che si incontrano, privando i posteri di capolavori irripetibili del gotico e del romanico.
Questo avviene non sull’onda dell’incontenibile pressione della plebaglia, ma su ordine del governo rivoluzionario, quello stesso che in quegli stessi anni fonda le costituzioni, il sistema dei diritti, le istituzioni della modernità, quelli alla base delle costituzioni, diritti, istituzioni che oggi vogliamo difendere.
Articolo scritto da Paolo Castelnovi a giugno 2015 per il Giornale delle fondazioni
Dopo 30 anni di oblio, in cui di montagna si è parlato solo per denunciare processi devastanti di abbandono o di violenza territoriale, oggi sembra risvegliarsi un'attenzione attiva, non nostalgica e proiettata al futuro.
Il 22 e 23 maggio due importanti associazioni che guardano al territorio (la Società dei territorialisti italiani e Dislivelli) si riuniscono a Bardonecchia e a Torino per esplorare il tema del Ritorno alla Montagna. Una settimana prima a Demonte, vicino a Cuneo, un gruppo di studenti specializzati in restauro e conservazione, riunitosi in associazione Campo base 1000, ha presentato il progetto di riabilitazione di un nucleo abbandonato, come modello per Ri-abitare la montagna, abbozzando un metodo di intervento adatto in particolare alla "montagna di mezzo", quella più dimenticata.