Indice
- Copertina
- L’Appennino come paesaggio unitario non esiste
- L’Appennino rappresenta la Montagna
- La Montagna componente del paesaggio peninsulare
- L’Appennino barriera e transito
- La montagna “interna”
- Il senso del paesaggio come collage
- Tipi di paesaggio della montagna “da dentro”
- Reti di paesaggi e fruitori locali
- Chiavi per una interpretazione generale
- Interpretazioni per il progetto
L’indagine ha consentito la stesura di prime carte che riportano, con necessità di molte precisazioni a scala di maggior dettaglio:
a, L'interpretazione prevalente del paesaggio montano peninsulare regionale, nel senso geografico del termine: si distinguono 10 macroambiti (complesso tirrenico settentrionale, centrale e campano, appennino settentrionale, umbro-toscano, centrale, lucano, calabro, dorsale sannita e campana, e Gargano, oltre alla dorsale della Sicilia nordoccidentale).
Tali macroambiti si distinguono in ambiti di paesaggio più definiti (37 segmenti ai quali si aggiungono altri rilievi complementari [1],), in cui la montagna ha un ruolo come elemento di sistema locale, esistente nella cultura e nell'immaginario. Per individuare il paesaggio direttamente riconosciuto come proprio dalle comunità locali, si devono distinguere, all’interno di tali sistemi, unità di paesaggio (in ragione di 3/4 unità per sistema di paesaggio locale).
Complessivamente i sistemi di paesaggi locali dell'Appennino dovrebbero essere tra 150 e 200, e le unità di paesaggio sensibile tra 500 e 1000.
b, le aree di riferimento delle tipologie di 'sensi del paesaggio prevalente' sopra abbozzate:
- la montagna locale vissuta dalla base
- la montagna come sfondo
- il transito
- la montagna locale vissuta dall'interno
- i luoghi del segreto
- i luoghi del deserto
- i luoghi dell'arcaico
- i luoghi del distacco
- i luoghi del sacro,
c, i circa 200 ambiti di riconoscimento locale del paesaggio 'domestico', quali risultano nell'Appennino da guide e interviste,
d, le strade e i centri di interesse paesaggistico, indicatori della potenzialità di fruizione turistica [2]
Senso prevalente del paesaggio appenninico
Dalla lettura della situazione così interpretata emerge:
a, la ricorrenza di topologie sistematiche nel rapporto tra i diversi tipi di paesaggio:
- le aree di 'deserto' sono sempre interrotte da sistemi insediati che ritmano l'Appennino senza soluzioni di continuità superiori a circa 10 km.; l'area 'vuota' risulta così immersa entro vasti connettivi insediati con effetti di paesaggio 'arcaico', che costituisce anche il bordo (interno ed esterno) delle maggiori aree protette, in una coniugazione declinata diversamente nelle varie regioni, ma talmente diffusa da far ritenere 'standard' l'esperienza del 'deserto' preceduta da quella del paesaggio arcaico: un viaggio verso la natura che prima di tutto è un viaggio nel tempo. Questa lettura comporta una riflessione interessante sul paesaggio delle aree protette, che non solo è evidentemente culturale, ma dovrebbe essere posto al centro delle strategie di valorizzazione, soprattutto per il suo significato ai bordi dei parchi (mentre gli aspetti naturalistici assumono valore soprattutto nel cuore delle riserve): il paesaggio 'arcaico', che caratterizza la transizione tra natura e urbanizzato è un patrimonio dell'Appennino, condiviso nell'esperienza di tutti, sia abitanti che turisti;
- il singolare rapporto tra aree urbanizzate e versanti desertici che si riscontra, solo ma sistematicamente, lungo gran parte delle coste e nel contesto delle zone di 'montagna vissuta dall'interno' (le conche e i terrazzi di Cosenza, del Vallo di Diano, dell'alta Val d'Agri, di Isernia , L'Aquila e Rieti): la città è bordata da una quinta naturalizzata che ne segna la diversità del del panoram: una cifra che accomuna Genova a L'Aquila, Isernia a Formia. Questa lettura comporta una riflessione interessante sull'immagine e l'ambiente urbano coinvolti in tali paesaggi contrastati, che dovrebbero essere assunti al centro dell'attenzione nel governo delle città, ma che al contrario sono per lo più trascurati, soprattutto per l'inadeguatezza degli strumenti tecnici di pianificazione, incapaci di assumere il paesaggio tra i paradigmi progettuali.
[1] Riconosciuti in 8 ambiti a margine dell'asse montano: le Langhe, Colline Metallifere e del senese, Antichi vulcani e ripiani tufacei laziali, Montagna calcarea del Lazio, il Gargano e tre ambiti siciliani (Peloritani, Nebrodie rilievi costieri nordoccidentali)
[2] Sono riportate le citazioni della carta 1:200.000 del Touring Club, aggiornamento 1997/98