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Unità di paesaggio e indagini sul paesaggio sensibile nel Piano territoriale paesistico della Valle d'Aosta

Indice

 

Le unità di paesaggio e il sistema del paesaggio regionale

 

Le valutazioni sono state lo strumento principale per connotare la strutturazione elementare delle componenti segniche, appoggiata a morfologie diverse di contenitore spaziale.  In questo modo si è costruito il microscopio che ci permette di distinguere le "molecole di paesaggio", quelle che in linguistica corrispondono alle "frasi": elementi testuali dotati di senso, già pienamente rispondenti a tutti i paradigmi dell'indagine semiologica, ma che non rendono ancora conto di un livello più complesso: quello che in linguistica è studiato con l'analisi strutturale del discorso (e, ad un livello ancora più complesso con l'analisi del racconto , come la chiama Barthes)  [18]

Il senso complessivo del paesaggio, come quello di un discorso o di un racconto, è sicuramente generato non dalla semplice sommatoria delle diverse strutture segniche (frasi) che si sono interpretate, ma da un lavorio di integrazione che configura un livello di significazione ulteriore e completo, con le sue funzioni interne e i suoi processi di fruizione.      Se il modulo di riferimento identificato in semantica al livello più complesso è il "discorso", nella nostra metodologia abbiamo identificato il modulo di riferimento a quel livello con il termine, già utilizzato in molti altri contesti, di "unità di paesaggio".

Barthes notava come i livelli superiori di articolazione del testo siano stati prevalentemente postulati anzichè esplorati dai linguisti, e come le analisi sino ad allora svolte tendessero a riprodurre, con un sistema di omologie, le regole funzionali individuate al livello della frase, introducendo semmai una serie di innovazioni metodologiche e spostando i paradigmi di riferimento da quelli linguistici a quelli della semantica. [19]

Ugualmente nel nostro caso, con le unità di paesaggio si individua solamente un livello di significazione del paesaggio più complesso , normalmente non comprensibile in un unico atto percettivo, che si può sempre articolare in strutture segniche più semplici. Dell'unità di paesaggio possiamo sino ad ora dire solo che ci interessa perchè pensiamo costituisca il modulo del deposito culturale, il punto di condensazione al quale il paesaggio si stabilizza nella memoria e codifica le eccezionalità e le ricorrenze di specifiche strutture segniche in immagini che simboleggiano l'intero territorio.

E' chiaro a questo punto che al termine "unità di paesaggio" è stato attribuito nel Piano valdostano un senso molto diverso da quello utilizzato in molte altre ricerche, nelle quali il paesaggio è stato considerato solo nei suoi aspetti oggettuali, da indagare più con i paradigmi "scientifici" della geografia fisica o degli ecosistemi che non con quelli delle scienze umane [20]; al contrario nella metodologia qui utilizzata le unità di paesaggio sono moduli semantici, fondamentali per il ruolo che il paesaggio percepito, memorizzato e significato assume entro il più generale sistema culturale dei suoi fruitori, a partire dal senso di identità degli abitanti locali.

Insomma l'unità di paesaggio è l'ambito di riferimento del quale si può parlare, al quale si può far riferimento in una comunicazione, è quella che può essere evocata per significare in modo metonimico un luogo. Di metonimia (un tutto evocato da una sua parte) si tratta, perchè in ogni caso i nostri riferimenti in termini di immagine fanno ricorso alla memoria visiva, e quindi ad un percepito (diretto o da una riproduzione bidimensionale ha poca importanza) che smonta qualsiasi paesaggio in specifiche strutture segniche o addirittura in singole inquadrature che abbiamo immagazzinato come in un album di fotografie.     Ma, con un procedimento sintetico che sino ad ora ci sfugge, noi siamo in grado di far appartenere ciascuna delle immagini memorizzate, ciascuno dei significati attivati, ad un insieme dotato di senso "geografico", che trapassa dalla significazione del percepito a quella del luogo nel suo complesso, costituendo il fattore simbolico del nostro giudizio "olistico" su quella località, suscitando in noi il senso di quel toponimo che viene citato, di quell'area della carta topografica che consultiamo.[21]

In ogni caso, in termini semantici, il sistema "funzionale" delle unità di paesaggio dovrebbe essere descrivibile come quello del discorso, ma, come per il discorso, ci interessa lavorare più che sulla funzionalità interna, sul ruolo che questo livello di testo assume nel più generale universo culturale di chi lo utilizza. In termini culturali e antropologici le unità di paesaggio hanno il ruolo di moduli del sistema di identità locale delle comunità insediate, quel sistema di significati e di sensi per il quale alcuni aspetti del disegno "formale" del territorio permettono a ciascuno di sentirsi "appartenente" a certi luoghi, o viceversa per il quale la fruizione complessa ed integrata delle unità di paesaggio permette di possederle come "proprietà culturale". [22]

Le unità di paesaggio sono quindi definite confrontando il prodotto, apparentemente incommensurabile, di indagini su due opposti versanti: da una parte si lavora sui segni a partire dall'insieme dei contenitori spaziali o di superficie che ospita fisicamente un "luogo", dall'altra si riconosce l'ambito territoriale "fatto proprio" da una comunità abitante (o di fruitori abituali) attraverso i simboli che di tale ambito sono stati eletti a rappresentare il senso dell'appartenenza e dell'identità.

Ciò non significa che non costituiscano pertinenza dell'unità di paesaggio relazioni tra elementi anche di ridotte dimensioni, ma solo che bastano pochissime di queste relazioni, elette ad un ruolo simbolico di rappresentatività, per rendere riconoscibile un luogo.

E' noto infatti che il procedimento di riconoscimento di un oggetto è descritto in semiotica come un processo di definizione di "pertinenze", cioè di elementi separati e delle loro relazioni che sono elette a fungere da codice di identità, spesso in modo del tutto indipendente dalla loro morfologia, dalla dimensione e dalla compresenza di altri elementi al contorno.[23]

Così come riconosciamo una persona nota attraverso tratti caratteristici che resistono al taglio dei capelli, all'adipe o all'invecchiamento, riconosciamo un paesaggio per una ristretta gamma di relazioni tra elementi, che non coprono l'intero sistema delle strutture segniche pur presenti, e ancor meno distinguono caratteri estensivi  o le  condizioni del territorio che fa da supporto.

Si spiega così intuitivamente la non linearità del processo di degrado della riconoscibilità dei luoghi sotto la pressione trasformativa di agenti come l'urbanizzazione: non c'è una proporzione diretta tra quantità di edifici che assediano un centro storico o occupano un'area prativa ai margini del bosco e riconoscibilità del luogo rispetto a quando era intatto. In alcuni casi bastano poche alterazioni per scardinare il valore identitario di un intera unità di paesaggio, o viceversa in altri casi si mostra una insospettabile resistenza dei valori di identità rispetto ad una oggettiva occupazione delle aree libere. Una difficoltà del lavoro del progettista sta proprio nel riconoscere i rapporti dinamici che si instaurano tra i valori di identità realmente riscontrabili in una comunità di valle o di fascia insediata e lo stato oggettivo dei loro territori, le cui strutture segniche sembrano connotate da condizioni critiche più o meno gravi proprio nei rapporti di riconoscibilità, di identità, di rappresentatività. [24]

Entrambi i sistemi di relazioni identificative dell'unità di paesaggio, sia quelli definiti con il criterio dei contenitori che quelli risultanti dalla memoria della comunità locale, interessano aree che per lo più hanno un "cuore" sovrapposto mentre talvolta risultano differentemente coperte lungo i bordi: ad esempio l'alta montagna è spesso "fatta propria" da più di una comunità (lo testimonia anche la memoria storica, ricca di battaglie per il possesso di porzioni di "alte terre", da sempre domaines contesi da diversi valligiani), o viceversa per gli abitanti esistono invisibili confini che segmentano territori apparentemente continui (uno è dato dalla Dora nel fondovalle centrale, che separa culturalmente e nel comportamento gli abitanti dell'envers da quelli dell'adret, anche se sono ormai unificati da frequenti collegamenti).

Per territori molto suddivisi e articolati in contenitori spaziali forti, come buona parte delle valli laterali della regione, si è accettata in molti casi la suddivisione delle unità di paesaggio lungo crinali che da sempre costituiscono il margine visivo degli insediamenti di fondovalle; in territori più aperti e continui, come gli altopiani in quota o il fondovalle e i grandi versanti della Dora, dove i margini fisici indiscussi scompaiono, le appartenenze culturali si fanno più complesse, sino a far disegnare unità di paesaggio largamente sovrapposte o con confini indefiniti.

Insomma una carta delle unità di paesaggio si dovrebbe rappresentare per colori che sfumano nelle parti estranee al sistema di relazioni segniche fondamentale.

Il maggiore approfondimento dell'indagine e delle valutazioni è stato dedicato al rapporto tra il livello delle unità di paesaggio e i livelli inferiori di articolazione (strutture segniche e materiali significanti): ciò dipende dalla preoccupazione di far emergere le componenti strutturanti l'identità locale, perchè ad esse potesse fare riferimento la parte del Piano che stabilisce indirizzi normativi differenziali luogo per luogo.  E' evidente infatti che la possibilità di definire una norma efficace è tanto maggiore quanto più preciso e definito è il suo ambito di applicazione: se per "capire" il rapporto tra abitanti, attività e paesaggio occorre sintetizzare il giudizio su intere unità, al contrario per rendere praticabile una norma sui rapporti tra interventi e paesaggio, è meglio scendere al livello di singole relazioni o addirittura di specifiche componenti oggettuali.

In un Piano paesistico che sostiene in egual misura il versante conoscitivo e quello normativo sono state costruite le indagini perchè rispondessero ad entrambe le funzioni: verso la ricostruzione di strutture complesse per arricchire l'aspetto conoscitivo e verso la loro disarticolazione in elementi semplici per consentire la pratica normativa.

Ma nella prospettiva dell'indagine conoscitiva le unità di paesaggio non sono ancora il livello di maggiore sintesi: occorre rendere conto della più generale organizzazione del paesaggio a grande scala, riferimento nell'immaginario collettivo generale del senso della montagna, o almeno delle Alpi, o almeno della identità regionale delle più importanti vallate.

Quindi, come le strutture segniche, anche le unità di paesaggio sono state riconosciute per svolgere un doppio ruolo: non solo di riferimento delle identità locali, attraverso la sintesi olistica del livello inferiore, ma anche di modulo da utilizzare per articolare i giudizi generali sulla categoria del paesaggio alpino, punto di massima sintesi e astrattezza di tutto il processo di semiosi qui considerato.

Comincia a questo punto a delinearsi compiutamente il modello organizzativo dell'indagine sul paesaggio, con una sequenza di passaggi simmetrici ben nota nella semiotica, in cui ogni elemento è strutturato ad un livello inferiore, e viceversa ogni struttura è elemento funzionale di una struttura a livello superiore. [25]

Scendendo dai livelli di maggiore sintesi la rappresentazione del paesaggio regionale si articola per unità di paesaggio in cui si riconoscono i tratti salienti dell'identità di quei luoghi e che sono per lo più classificate in base a componenti del livello inferiore, le strutture segniche polarizzanti; a loro volta, a livello ancora inferiore le strutture segniche si compongono di materiali significanti, elementi oggettuali descrivibili con le categorie della geometria mentre le loro relazioni semantiche elementari rinviano a descrizioni appartenenti ad altre discipline, come la geomorfologia, o le analisi degli usi del suolo, o del sistema insediativo.

In un ideogramma si può rappresentare lo schema dell'indagine nel riconoscimento (o nella costruzione?) di un sistema di strutture a loro volta organizzate per strutture: come nella lingua si passa dalle parole alle frasi al discorso e al testo complessivo del racconto, per il paesaggio valdostano si sono identificate le parole nelle relazioni tra elementi di significato elementari (della natura, dell'agricoltura dell'urbanizzato), le frasi nelle strutture segniche, il discorso nelle unità di paesaggio, il racconto nelle immagini generali delle regioni.

 

Tipi e metafore del paesaggio valdostano

Per descrivere il livello superiore, quello delle grandi sequenze del paesaggio regionale, le unità di paesaggio sono state considerate non più nei loro caratteri differenziali quanto in quelli che ne consentono una categorizzazione: a quel livello le unità svolgono il ruolo di elemento della struttura maggiore, e non possono mantenere una individualità tale da imporre una descrizione dettagliata, ma devono essere riconoscibili per la loro appartenenza a categorie tipologiche.

La tipizzazione degli elementi consente di semplificare la complessità del particolare, riportando le infinite sfaccettature individuanti ad alcuni insiemi differenziati di pertinenze, sistematici e ricorrenti, e quindi permette di distinguere il nuovo livello di complessità segnica costituito dalle diverse morfologie formate da composizioni di elementi semplici. Se si volesse descrivere contemporaneamente tutta la gamma di strutture segniche individue che caratterizzano ogni unità di paesaggio, senza semplificare, sarebbe impossibile far emergere il disegno più generale, come è impossibile leggere certi quadri standogli a pochi centimetri con la lente e senza indietreggiare per cogliere l'insieme in un solo colpo d'occhio.

Quindi, pur con sovrapposizioni e fasce di indeterminatezza anche rilevanti, il territorio intero è stato suddiviso in circa 250 unità di paesaggio, di cui si sono poste in evidenza, accanto alle componenti strutturali che le rendono uniche, quelle che invece ne consentono una categorizzazione per tipi, per ricorrenza di simili strutture segniche distintive e somiglianza delle caratteristiche del contenitore fisico, delle superfici dominanti o delle relazioni tra emergenze puntuali. [26]

 

Un primo gruppo comprende le unità di paesaggio con strutture segniche prevalentemente legate alla natura (SSW e SSN), in cui sono dominanti i differenziali comportati dalla geomorfologia. Esso si articola nei tipi:

AG,  paesaggi dei ghiacciai (11 unità, fra cui Mont-Blanc, Grandes-Jorasses, Mont-Grand-Paradis, Mont-Cervin, Monte Rosa), dominati dalle alte vette e dai grandi ghiacciai;

AL,  paesaggi lacustri d'alta quota (23 unità, fra cui la testata della Val Veny, i lacs de Nivolet, il lac Miserin, il Gabietsee), generalmente di piccola dimensione, definiti dal territorio convergente sui bacini;

AC,  paesaggi di conche d'alta quota (36 unità, fra cui il vallon des Orgères, i vallon de Malatra, de Grand-Nomenon, du Loson, la comba Vessonaz e de Cunéaz), determinati da grandi contenitori  connotati da soglie glaciali e dalle praterie alpine sopra i m 2.000;

VG,  paesaggi di valloni a gradoni (17 unità, fra cui il vallon des Chavannes, vallon de Planaval, vallon de Vertosan, vallon de Valeille, vallon de Valnontey,i vallon de Clavalité e de Saint-Marcel, vallon de Chavacour), caratterizzati da un processo di siti in sequenza entro il contenitore geomorfologico, in cui si distinguono tipicamente boschi, pascoli e praterie alpine;

VF,  paesaggi di valloni in forte pendenza (17 unità, fra cui il vallon de la Youlaz, vallon de Licony, vallon de Citrin, vallon des Laures), dominati dal contenitore geomorfologico solo da una parte, e dall'altra aperti su panorami lontani;

VC,  paesaggi di valle minore a morfologia complessa (15 unità, vallon de Brevaz, vallon de Fert, vallon de Tchasten, vallon de Niel) valli minori caratterizzate da alta varietà di siti specifici (circhi, conche e soglie glaciali con piane pascolive, praterie, zone umide);

PC,  paesaggi di conche a pascolo (3 unità, By, Dondena, Sécheron, Chaligne) nettamente caratterizzati dall'ambiente pastorale entro contenitori avvolgenti ad alta naturalità;

PS,  paesaggi di convergenza di sistemi di pascoli (n. 6 unità, quali Pont di Valsavarenche e Estoul), caratterizzati dalla confluenza di valloni minori modellati dalle attività pastorali;

 

Un secondo gruppo comprende le unità dominate dal rapporto tra bosco e insediamento (con prevalenti strutture segniche del tipo SSV), e si articola nei tipi:

BC,  paesaggi di cornici boscate ( 5 unità) formati da aree prevalentemente boscate dell'adret, che costituiscono bordo a ridotti paesaggi insediati, con ampie aperture su panorami lontani;

BI,  paesaggi dell'insediamento diffuso nei boschi ( 8 unità, fra cui Arpy, Combes, Pilaz) caratterizzati da superfici con grandi varietà e formazione di micropaesaggi ( "isole" a prato o pascolo nel bosco);

BV,  paesaggi di versanti boscati (11 unità, quale Ozein), in cui la dominante è la superficie boscata omogenea;

GS,  paesaggi di gole e strettoie (4 unità, Avise - Villeneuve, Pont-d'Ael, Pontboset, Tour-d'Hérères), con ruolo di intervallo tra paesaggi segnati dalla geomorfologie a contenitore, "terre di nessuno" e fascia di confine per lo più tra ambiti tradizionalmente insediati e differentemente caratterizzati.

 

Un terzo gruppo comprende le unità variamente insediate con un ruolo dialettico più o meno intenso tra le componenti segniche della natura, dell'agricoltura e dell'urbanizzazione, che si articolano in funzione dei caratteri dominanti dei vari tipi:

TV,  paesaggi di terrazzo lungo versanti (15 unità, fra cui Petosan, Charvensod, Courtil), caratterizzati da ridotti insediamenti dominati dal rapporto tra il sito e il più vasto contenitore (per lo più versanti di valle importante), esposti verso panorami lontani.

VD,  paesaggi di vallata a sviluppo discontinuo (14 unità, quali Antey-Saint-André - Valtournenche, Oyace - Bionaz), caratterizzati da una collana di siti insediati in brevi piane in sequenza entro il contenitore a sezione variabile, intervallati da tratti boscati;

VP,  paesaggi di valle con piana (18 unità, fra cui Ollomont, Antey-Saint-André, Gaby, Gressoney-Saint-Jean, Lillaz, Rhêmes-Notre-Dame) caratterizzati dal rapporto tra contenitore (tratto di valle laterale a U aperto sui fondali lontani) e insediamento sul fondovalle;

DP,  paesaggi di piana della valle centrale (2 unità, Montjovet - Arnad, Pont-Saint-Martin) caratterizzati dalla alternanza di insediamenti, infrastrutture, fascia della Doire e piane agricole, che svolgono il ruolo di "pause" caratterizzanti (fino ad ora) il paesaggio della Grande Vallée;

FD,  paesaggi dominati da uno o più fulcri (5 unità, fra cui Montjovet - Saint-Germain, Bard - Arnad, Aymavilles - Villeneuve), in cui è essenziale il ruolo di alcune emergenze quali torri, castelli, dossi, speroni rocciosi, ecc.;

IC,  paesaggi dei conoidi insediati (5 unità, fra cui La Salle, Saint-Pierre - Sarre, Jovençan - Brissogne), strutturati dalle textures agricole sui conoidi e dall'elemento linearte della Doire;

IP,  paesaggi di pendio insediato dell'envers (n. 5 unità, fra cui Brissogne, Fénis - Pontey, Challand) caratterizzate dal contrasto tra segni dei sistemi urbanizzati diffusi a diretto contatto con i margini boscati ;

IV, paesaggi di versante a fasce (5 unità, fra cui Bosses, Etroubles, Champorcher) caratterizzati dalla texture di superficie con i segni dell'insediamento tradizionale agricolo per fasce a quota costante, contrapposti asimmetricamente a versanti boscati;

IT,  paesaggi di terrazzi con conche insediate (n. 14 unità, fra cui Ozein, Saint-Barthélemy, Torgnon) caratterizzati dalla posizione degli insediamenti rispetto al versante e dall'esposizione verso panorami lontani;

IK,  paesaggi di insediamenti su confluenze (4 unità, Cogne, La Thuile, Pré-Saint-Didier, Valpelline) segnati dall'insediamento trasformato dall'urbanizzazione bilanciato in molti casi da con tratti di piana non urbanizzata confinata dalle fasce fluviali;

UU,  paesaggi urbani (2 unità, Aosta e Morgex) caratterizzati, sia pure in modo diverso, dall'espansione dell'urbanizzazione e delle infrastrutture, che coinvolgono orami tutte le strutture segniche precedenti;

UN,  paesaggi urbani dominati da monumenti naturali (2 unità, Courmayeur e Breuil) caratterizzati dall'aspro contrasto tra segni delle espansioni insediative recenti ed ambienti naturali di eccezionale rilevanza.

 

Al livello di massima sintesi la struttura formale del paesaggio si organizza secondo regole topologiche, che definiscono le configurazioni derivanti dalle posizioni relative di diverse unità di paesaggio, tra di loro e rispetto all'universo circostante.[27] La lettura prioritaria degli aspetti topologici avviene spontaneamente quando l'obbiettivo dell'indagine è quello della descrizione generale, e si svolge ordinata lungo gli itinerari della fruizione di diversi tipi di unità di paesaggio giustapposte, suscitando un senso del paesaggio generale come ad un giocatore si suscita una strategia di gioco guardando i pezzi distribuiti sulla scacchiera.

Poco importa che gli itinerari siano quelli veramente percorsi o che vengano solo evocati da sequenze di immagini proiettate dalla memoria o da un visore di diapositive: nel nostro giudizio il paesaggio della Valdigne (o quello della Val d'Ayas o dell'intera regione valdostana) si rappresenta attraverso una sequenza di giustapposizioni e di relazioni posizionali di diverse unità di paesaggio: salendo, dopo la strettoia dell'Equilivaz (udp) si apre sulla destra il conoide e il versante insediato di La Salle (udp) e a sinistra il gran bosco di Arpy (udp), sull'asse della valle si staglia il fondale della Catena del Monte Bianco (udp).....

Secondo questo schema viene descritto ogni paesaggio generale, e ad esso ricorriamo quando dobbiamo comunicare con estranei al territorio: così chi stende una guida turistica, chi deve spiegare un itinerario per giungere alla meta, o chi presenta ad un acquirente un alloggio:

La descrizione topologica delle unità di paesaggio corrisponde, nel senso della memoria collettiva, all'idea stessa di montagna o di regione alpina. Tale idea si configura per immagini stereotipe in panorami complessi, che vedono compresenti una serie di elementi caratterizzanti più unità di paesaggio, o al limite una sola capace, con i suoi panorami, di sintetizzare l'insieme di molti caratteri della montagna valdostana.

Se la figura retorica che agevola la significazione del livello delle unità di paesaggio (e quindi il riconoscimento del testo e il senso dell'identità) è la metonimia, al livello superiore, del paesaggio generale, la figura retorica a cui si ricorre più facilmente per rappresentare la complessità dei significati del paesaggio è la metafora.

La metafora sta alla base di ogni descrizione generale, in geografia [28] come in tutte le discipline che si misurano con entità di significazione astratta: i semiologi stessi pongono al centro del processo connotativo il riferimento metaforico [29].

La scelta della organizzazione topologica di alcuni paesaggi tipici (o simbolici, per utilizzare il termine di Cosgrove) per la rappresentazione in un'opera d'arte è un processo di significazione metaforico, così come ogni discorso sul paesaggio che si svolge ingenuamente durante una passeggiata: ciascuno fa riferimento a ciò che percepisce parlando d'altro, richiamato da ciò che si sta percependo per somiglianza o per "rimbalzo" concettuale (seguendo un criterio di connessioni logiche, della sostanza del contenuto semantico, che da Hijelmslev in poi si chiama catena paradigmatica).

Ma soprattutto la metafora applicata al paesaggio facilita la comunicazione delle immagini più generali e archetipiche, e ciò aiuta a rendere comprensibili i valori fondamentali del territorio superando le particolarità delle culture locali, sino a raggiungere un alto potenziale di comunicazione di senso transculturale, che supera i codici ristretti a cui si appoggia l'identità locale e il particolarismo della fruizione dell'insider. [30]

D'altra parte il problema dell'utente finale non è solo un problema di comunicazione, ma anche di strategia del Piano.   Infatti si rivolgono ad un utente esterno non solo tutta la geografia e in genere le discipline descrittive del territorio (comprese l'antropologia e quella particolare applicazione che è la semiotica), ma anche una parte rilevante delle azioni previste da parte del piano territoriale paesistico di una regione a spiccata vocazione turistica come la Valle d'Aosta.

Quindi è indispensabile considerare le differenti modalità di lettura, di significazione e di rappresentazione che i diversi tipi di utenti applicano al paesaggio, a partire dalla radicale differenza tra insider "radicato" e "competente" e outsider "viaggiatore ingenuo", per tutelarne e valorizzarne le peculiarità e il ruolo in un programma di sviluppo culturale più generale.

La descrizione delle più importanti metafore suscitate dai paesaggi generali della regione diventa quindi uno dei compiti dell'indagine per il Piano, complementare alla ricognizione delle strutture poste alla base delle unità di paesaggio.[31] Ad esse fanno riferimento, nel piano valdostano, molte delle strategie attive (cioè non di tutela ma di intervento valorizzante) proposte nel piano, soprattutto per qualificare l'utilizzo turistico del territorio (ad es. i programmi di itinerari e sistemi di percorsi come la strada dell'adret, la strada dell'envers, il territorio Walser, etc.)

In conclusione si può definire il quadro complessivo dei diversi livelli in cui si è articolata l'indagine, mutuati dal processo semiotico riconosciuto in modo consolidato nel linguaggio e nella letteratura, e riferiti ad azioni e ad obbiettivi riconoscibili nella pratica della fruizione paesistica.

livelli di indagine

attività semica

obbiettivi dell'operazione

componenti significanti

(fonemi)

percezione di elementi geometrici

distinzione per contenitori ed emergenze

componenti semantiche

(parole)

riconoscimento di oggetti

(da categorie disciplinari altre)

dotazione di senso per singoli elementi

strutture segniche

(frasi)

individuazione di relazioni

(connotate da valutazioni)

dotazione di senso per insiemi: comprensione

unità di paesaggio (discorsi)

metonimie

(str.segniche elette a ruolo simbolico)

attribuzione di

identità locale

paesaggi generali (racconti)

metafore

(associazioni concettuali)

comunicazione transculturale

 


[18] Vedi R.Barthes -L'analyse structurale du récit -  in 'Communications' n.8 1981 (tr.it. in -L'avventura semiologica- Einaudi, Torino, 1991) e A.J.Greimas cit.

[19] V. Barthes, in 'Communictations' cit,

[20] Il termine è stato utilizzato per rappresentare i risultati di  numerose indagini principalmente sul'assetto geomorfologico o ecosistemico del territorio (Piano territoriale paesistico della valle del Coghinas, Sardegna settentrionale: Maciocco 1995), Piano paesistico Regione Lazio); similmente la Regione Toscana utilizza il termine 'sistemi di paesaggio' in una pubblicazione interna a cura di R.Rossi, G. Merendi e A.Vinci, 1995. In tutti i casi con le unità di paesaggio si intende restituire una sorta di organicità all'unità base di riferimento, per lo più distinguibile con tipologie date dalla più o meno articolata composizione di parti omogenee, ma comunque strutturalmente differente dalle zonizzazioni provenienti dalle indagini che distinguono unicamente le omogeneità del territorio.

[21] sulla differenza tra segno e simbolo e sulla necessità dei simboli per i processi di senso di maggiore complessità vedi, oltre a U. Eco cit., P.Castelnovi, La città istruzioni per l'uso, Torino, Einaudi, 1980

[22] Sul telma della"proprietà culturale" dei luoghi vedi P.Castelnovi e M.De Marco - Le proprietà culturali nel tessuto urbano: progetti d'uso - Uniedit, Firenze,1978

[23] Sul concetto di "pertinenza" vedi L.Prieto, Lineamenti di semiologia, Bari, Laterza,1971

[24] Sul problema dell'identità locale e del rapporto con il paesaggio si sta sviluppando un importante dibattito proprio a partire dalle indagini sulle comunità alpine. Vedi   ad es. il seminario interuniversitario di St.Oyen, con i contributi di Marengo, Gaido, Castelnovi, pubblicazione interna IGA  Grenoble, 1997.

[25] Il dibattito sui diversi livelli di indagine e di lettura ha investito spesso le radici epistemologiche della gnoseologia moderna. Per l'indagine semiotica sono interessanti le riflessioni di Prieto (ad es. in Pertinenza e pratica - ed. de Minuit, Paris - 1975 - ed.it. Feltrinelli,Milano  1976) e di Barthes (ad es. in L'analyse ... cit.); per l'indagine applicata allo spazio vissuto vedi anche Castelnovi - La città: istruzioni per l'uso - Einaudi, Torino, 1980.         In tutti i casi viene denunciato lo sfumarsi inevitabile del rigore analitico dell'indagine, crescente con il crescere del livello di aggregazione dei segni, con l'olismo progressivamente dominante nel giudizio, che impone sintesi fortemente ideologiche e il ricorso a brutali metonimie per comunicare il senso di sistemi segnici troppo complessi.

[26] In appendice si riportano due esempi di schede, in cui si leggono gli esiti progettuali per il Piano territoriale paesistico regionale dell'indagine sulle unità di paesaggio: ricomposte in Unità locali di maggior dimensioni, ospitano gli indirizzi del PTP per la disciplina delle relazioni morfologiche derivanti dalle trasformazioni territtoriali.

[27] Sulla topologia come descrittore di strutture morfologiche complesse,vedi per tutti R.Thom, Stabilità strutturale e morfogenesi, Torino, Einaudi , 1980

[28] vedi G.Dematteis, Le metafore della terra, Feltrinelli, Milano,1985,  D. Cosgrove,.Social Formation and Symbolic Landscape, Croom & Helm, London, 1984 (trad. it: Realta' sociali e paesaggio simbolico, a cura di  C.Copeta, Unicopli, Milano, 1990).

[29] vedi Barthes... cit. ;         Prieto.... cit.;

[30] sul ruolo innovativo della dialettica tra fruizione del paesaggio dell'insider e dell'outsider vedi Castelnovi - Lo svilupo sostenibile e il paesaggio che lo sostiene - contributo al seminario di Otranto 1996: Sostenibilità ambientale: approcci urbani e regionali)

[31] a livello regionale non è stato quasi mai approfondito questo aspetto dell'indagine sul paesaggio. In contesti più ridotti, per piani più dettagliati, vedi ad es. Piano ambientale del parco regionale dei Colli Euganei (a cura P.Castelnovi, R.Gambino, F.Thomasset e altri).


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Informazioni aggiuntive

  • Riferimenti: Piano territoriale paesistico della Valle d’Aosta
  • Periodo: dal 1996 al 2000
  • Luogo: Valle d'Aosta