Indice
- Copertina
- Ipotesi metodologiche per le indagini e il progetto in Valle d'Aosta
- Un'applicazione dei paradigmi della semiotica
- L'organizzazione geometrica
- L'indagine sulla percezione del paesaggio
- L'organizzazione segnica
- Tipologia delle strutture segniche nel paesaggio alpino
- Valutazioni della qualità segnica e delle condizioni del paesaggio
- Le unità di paesaggio e il sistema del paesaggio regionale
L'indagine sulla percezione del paesaggio
L'importanza degli aspetti di connotazione spaziale, rispetto alle altre componenti della geometria del paesaggio, porta a distinguere il testo "montagna" dagli altri tipi di testi paesistici non solo per caratteri "oggettivi" (cioè, in semiotica, del materiale del significante) ma anche per ciò che si induce nel rapporto percettivo, cioè nella relazione in cui entra in gioco anche il "soggetto" percettore (la sua posizione, i suoi movimenti, la sua attenzione, le sue attese funzionali e culturali).
E' evidente infatti che alla base della fruizione della montagna sta una prevalente considerazione delle componenti spaziali rispetto a quelle di superficie o lineari e puntuali, che invece caratterizzano i paesaggi con grandi orizzonti, di pianura o di mare.
La immediata collocazione del sistema segnico percepito su un supporto spaziale implica una diretta interazione tra soggetto e testo: quasi sempre il fruitore, l'interprete del paesaggio, è consapevole di "essere dentro" il paesaggio, di essere egli stesso parte di un paesaggio percepibile da altri punti di vista.
Questo aspetto di reciprocità, di reversibilità tra soggetto e testo, è sicuramente una delle specificità più strutturali del sistema fruitivo della montagna, che è caratterizzato dalla posizione attiva del soggetto, di percezione dinamica, di forte "comprensione" del paesaggio, nell'etimo del termine.
Ciò comporta una più rilevante importanza dell'esperienza diretta, del vissuto, l'utilizzo intenso della soggettività di molteplici punti di vista per godere dei sensi immediati, emozionali del paesaggio e soprattutto per costituire la base della memoria, che traccia un imprinting personale alle future attribuzioni di significato.
Viceversa il sistema segnico della montagna sarà interpretato più facilmente di quello di altri luoghi con una relativa indipendenza dagli effetti "letterari" dei panorami prestigiosi, dei quadri visivi e delle immagini stereotipe a cui si è riferita la cultura della tutela e della valorizzazione nella prima generazione di attenzione al paesaggio, considerato un bene in qualche modo associabile a quelli artistici e monumentali.
Per questi motivi all'indagine sui caratteri geometrici del paesaggio, come materialie dell'espressione, è stata posta in parallelo ad un'indagine sui caratteri percettivi, in cui il paesaggio assume il ruolo di base informativa rispetto ad un soggetto mobile, che percorre gli itinerari più frequentati della regione.
Si sono rilevati i caratteri percettivi degli spazi che vengono attraversati dai percorsi, considerati come "contenitori visivi". Quindi le componenti geometriche spaziali, superficiali, lineari o puntuali sono state esaminate in quanto emergenze polarizzanti l'attenzione o viceversa elementi di quinta o di sfondo, in quanto costituenti fattori di continuità o discontinuità alla percezione, in quanto compresenti allo sguardo sino a rendere sovrabbondanti le informazioni (come avviene in ambiente urbano) o viceversa nascosti o isolati (come avviene nel bosco).
Gli itinerari scelti per l'indagine sono prevalentemente quelli di fondovalle, che danno accesso ai centri maggiori dall'asse urbanizzato sino alle stazioni turistiche alle testate delle valli minori.
Con questa scelta si sono consapevolmente esclusi gli itinerari escursionistici in quota, sicuramente importanti per connettere un quadro complessivo dell'immagine del paesaggio regionale che è tracciato nella memoria dei più. Tuttavia la necessità di centrare l'attenzione sui temi e sulle aree più specificamente oggetto di attenzioni per la tutela paesistica ha fatto restringere il campo dell'indagine, anche tenendo conto dell'alta complessità e del grande carico di lavoro sul campo che questo tipo di rilevazioni comporta. Infatti si è utilitaristicamente convenuto che gli indirizzi di tutela ambientale complessiva garantissero la salvaguardia e la valorizzazione delle alte quote più diffusamente e precisamente di quanto di potesse distinguere con una dettagliata analisi paesistica. Al contrario l'indagine è risultata fondamentale per indirizzare le trasformazioni in territori già compromessi, di minore interesse ambientale, in cui le componenti paesistiche da valorizzare assumono un ruolo rilevante, oltre che in sè, anche per l'intensità delle frequentazioni di abitanti e turisti e la fragilità intrinseca nei paesaggi antropizzati.
L'universo di riferimento è stato quindi il paesaggio percepibile dalle strade più frequentate e questo tipo di punto di vista ha fatto prevalere gli ambiti visivi circoscritti entro contenitori spaziali molto definiti, o per lo più lungo i fondovalle in cui il panorama verso fondali lontani o addirittura verso orizzonti indefiniti è un'eccezione e come tale assume sempre il ruolo di centro dell'attenzione e di elemento differenziale significativo. Non solo, ma con una prevalenza di contenitori visivi definiti diventa molto importante il ruolo degli elementi emergenti, anche quando sono dimensionalmente ridotti, imponendosi all'attenzione per la loro posizione rispetto agli assi visivi o per qualche connotato differenziale che li isola dal contesto. [14]
Così assume rilevanza segnica anche una serie di elementi le cui geometrie e morfologie "oggettive" sono quasi trascurabili rispetto all'insieme delle componenti paesistiche presenti in un contenitore visivo: singoli edifici, piccoli nuclei, tratti di strada o di altre infrastrutture e delle loro opere di contenimento, pareti rocciose isolate, isole prative o appezzamenti di vigneto in un versante boscato.
Non solo per la semiotica, ma anche in base alla teoria dell'informazione ogni elemento assume un ruolo in quanto è relazionato ad altri: oltre alla relazione differenziale costitutiva del valore informazionale, va considerato anche l'effetto "sistema" di fattori informativi che, isolati, non potrebbero assumere la rilevanza e il valore che emerge dalla loro strutturazione in rete .
Per comparare la distribuzione di questi valori relazionali, è stata valutata anche la "intensità informativa" degli ambiti visivi, in considerazione del noto processo entropico dell'informazione, che viene selezionata in base alla "densità" contestuale, e che quindi non viene più rilevata quando il suo valore differenziale dal contesto è troppo debole (l'esempio classico è la grande insegna al neon a Las Vegas o il tono di voce a cui si è costretti per parlare in un ristorante italiano).
In montagna la forza segnica intriseca nei contenitori spaziali è straordinaria rispetto a qualsiasi altro tipo di paesaggio (trova confonto solo nel mare visto da terra), ma l'attenzione del fruitore, per il quale sono emergenti per lo più i primi piani, è spesso confusa e disordinata dalla presenza di numerosi elementi di distrazione, di alterazione rispetto alla gerarchia "naturale" dei valori informativi. Così l'indagine sugli aspetti percettivi ha posto in evidenza gli elementi la cui emergenza o la cui densità erano particolarmente rilevanti, fino a far classificare alcuni ambiti come troppo ricchi di informazione (o viceversa distinguere quelli troppo poveri, per chiusura del campo visuale o per assenza di fattori focalizzanti).[15]
Infine vanno citate due condizioni strutturali della percezione del paesaggio di montagna a partire dal fondovalle, legate alla soggettività del punto di vista e al ruolo dinamico implicito nella fruizione del paesaggio di montagna: l'effetto "collana" di spazi definiti e il senso del percorso e della meta. Il primo è dovuto alla dominanza delle geometrie spaziali chiuse e al prevalente rapporto interattivo tra fruitore e paesaggio: il sistema dei paesaggi di fondovalle si presenta come una serie di "stanze", di interni attraverso cui si transita passando da uno all'altro. Come in tutti i sistemi chiusi assume particolare importanza il confine e, lungo il confine, quella particolare morfologia che rappresenta la "porta", il "passaggio". Da ciò la rilevanza, assunta nell'indagine, dei punti di transito, delle quinte che rendono poco percepibile a distanza (e quindi sorprendente) il passaggio, rinforzate oggettivamente da elementi particolari nella geomorfologia della Valle d'Aosta: i dislivelli di innesto delle valli glaciali, le strettoie provocate dalle gorges fluviali, i passi in quota. Viceversa diventa eccezionale (e quindi si segnala e si imprime nella memoria) lo spiraglio che permette uno sguardo su altre stanze, come l'affacciarsi di un'emergenza innevata tra quinte di bosco, o l'improvviso slargarsi della valle in un tratto che apre su un panorama lontano, o ancora la rocca che costituisce polo di attenzione, collocato sul confine di confluenza di diversi ambiti percettivi.
Il senso del percorso è insito nella implicita vettorialità della percezione lungo il fondovalle: l'attenzione è direzionata nello stesso senso in cui si procede, sia che lo sguardo si rivolga verso ciò che ancora si deve incontrare, sia che si volti a ciò che è già trascorso: rare sono le emergenze che compaiono all'improvviso ai lati.
Questo aspetto sistematico della percezione a partire dai fondovalle comporta almeno due conseguenze, che nell'indagine si sono sottolineate: viene esaltato il ruolo degli elementi emergenti lungo il percorso, che "segnano la via", e viene posto in evidenza il senso di "meta" (o talvolta di "tappa") che taluni contenitori spaziali strutturalmente comportano, concludendo visivamente i percorsi (non solo le testate di valle, ma anche le piane di terrazzo e di media valle quando ciò si differenzia sostanzialmente dal tratto di percorso precedente, spesso caratterizzato da una "porta" particolarmente angusta).
L'effetto "meta", essenziale nella percezione dinamica, è particolarmente insito nella struttura della percezione del paesaggio di montagna, mentre risulta assente negli altri paesaggi naturali [16], e viene sempre sostituito da emergenze artificiali (i campanili in pianura, i fari per i porti). Nell'indagine gli ambiti visivi che rivestono il ruolo di meta di percorsi sono trattati in modo particolarmente accurato, proprio per il riconoscimento di un particolare valore di stimolo per l'attenzione e per il senso generale che viene ad essi attribuito nel soddisfare la componente di ansia e di desiderio che accompagnano l'esperienza percettiva del percorso.
[14] Per una prima disamina degli aspetti informazionali in campo percettivo ed estetico rimane importante il riferimento ad A.Moles, Théorie de l'information et perception esthétique, Paris, Flammarion, 1958
[15] E' evidente che nell'analisi degli elementi rilevanti e del carico informativo relativo non è possibile esimersi da un'implicita attribuzione di senso agli oggetti che si vanno catalogando, poichè probabilmente la nostra attenzione rileva le differenze (e quindi il carico informativo) solo in quanto sa ad esse attribuire un senso "soggettivo" prima ancora che un carattere parametrico "oggettivo". In ogni caso l'indagine percettiva è stata condotta a priori della strutturazione dei significati di fondo a cui fare riferimento nella valutazione semiotica, e il carico semico degli elementi catalogati non è stato oggetto di questa fase di indagine, anche se certamente ha influito sulla ineliminabile soggettività del rilevatore.
[16] uniche eccezioni, anche letterariamente consolidate, sono gli eventi differenziali nei paesaggi assolutamente omogenei: le oasi nel deserto o l'isola nel mare. Va tenuto comunque conto che per questi ultimi casi si tratta di mete "casuali", non legate alla vettorialità dell'attenzione, ma che compaiono all'orizzonte (nell'archetipo salvano chi si è perduto).