Indice
- Copertina
- Ipotesi metodologiche per le indagini e il progetto in Valle d'Aosta
- Un'applicazione dei paradigmi della semiotica
- L'organizzazione geometrica
- L'indagine sulla percezione del paesaggio
- L'organizzazione segnica
- Tipologia delle strutture segniche nel paesaggio alpino
- Valutazioni della qualità segnica e delle condizioni del paesaggio
- Le unità di paesaggio e il sistema del paesaggio regionale
Ipotesi metodologiche per le indagini e il progetto in Valle d'Aosta
La vicenda delle indagini e della redazione progettuale del Piano territoriale paesistico della Valle d'Aosta costituisce un buon caso di studio per verificare la capacità attuale di coniugazione delle esigenze di "fattualità" della pianificazione con quelle di "scientificità" delle indagini in tema di paesaggio. [5]
Il piano è stato impostato sin dall'inizio con criteri di rispetto della complessità, che è stata immediatamente assunta come "valore", come agente strutturale del territorio in quanto sistema patrimoniale e in quanto luogo di attività eterogenee: una regione che si presenta molto articolata, in cui si collocano vicini ma completamente distinti alcuni dei monumenti naturali più eccezionali d'Europa, diversissimi sistemi di paesaggio, diverse etnie, diverse culture, e che storicamente si è trovata riunita solo dalla spinta endogena all'autonomia e all'indipendenza da maggiori dominazioni.
D'altra parte anche l'impostazione metodologica del Piano valorizza la complessità, tentando l'integrazione tra i diversi "motori" di piani territoriali e di piani paesistici delle ultime generazioni: quello del miglioramento del ruolo regionale nelle reti europee di flussi di traffico e di turismo, quello della gestione della transizione postindustriale del sistema economico e della valorizzazione delle risorse locali, quello della distribuzione equa delle opportunità di sviluppo, quello della qualificazione paesistica e ambientale. [6]
Soprattutto il carattere distintivo della regione, con la sua forte specificità storica e paesistica, ha stimolato a impostare il Piano secondo criteri di indagine e di progetto in cui si potessero verificare a fondo le potenzialità sinergiche tra aspetti economici e aspetti culturali e ambientali, o viceversa in cui si riuscissero a temperare situazioni pregresse di dialettica antagonista tra qualificazione della natura e sviluppo economico, tra tutela del patrimonio e adeguamento della efficienza dei servizi e della infrastrutturazione.
Alla base della metodologia di indagine (e del Piano nel suo complesso) sta l'ipotesi che si possano autonomamente sviluppare analisi settoriali, con criteri tecnicamente adeguati e con specializzazioni legate a ciascuna disciplina, purchè si sappiano far confluire le informazioni in un quadro sinottico di riferimento, i cui requisiti, utili per il piano, sono noti sin dall'inizio:
- che si riescano a raccogliere informazioni sistematiche in modo da dare valutazioni estese a tutto il territorio, per far emergere i caratteri differenziali e non solo le omogeneità;
- che si pongano in evidenza i caratteri di interattività tra le componenti indagate, sia nel ricostruire gli effetti di reticolarità e di sistema entro l'assetto naturale, quello culturale, quello formale e quelli più specificamente territoriali, sia nel porre al centro dell'attenzione le interferenze tra componenti diverse: dalle criticità dovute all'aggressione antropica sulla natura e o all'abbandono del patrimonio culturale, sino alle potenzialità di sviluppo turistico legate ai sistemi di risorse ambientali e paesistiche;
- che si delineino fin dalle indagini i valori chiave di ciscuna ottica di lettura dei fenomeni ambientali, paesistici, territoriali, per rendere attivi alcuni criteri di condizionamento delle scelte del piano, in cui sia garantita la compatibilità ambientale, la fattibilità economica e soprattutto sociale, la coerenza con indirizzi strategici a grande scala: la valorizzazione del patrimonio alpino, il ruolo particolare della regione nel sistema dei flussi di traffico europei e nella rete del turismo internazionale;
- infine, che attraverso una valutazione integrata per differenti località, si otttengano indirizzi e tutele per valorizzare le differenze e le specificità territoriali proprio a partire dal paesaggio, le cui Unità vengono poste alla base del sistema di difesa delle identità locali.
Quindi nel Piano della Valle d'Aosta il ruolo dell'indagine sul paesaggio riveste un carattere molto più strategico di quello comunemente accordatogli negli stessi piani paesistici, in cui gli studi sul paesaggio sono affiancati e spesso sopraffatti nelle scelte progettuali da molti altri quadri informativi settoriali, senza assumere un ruolo organizzativo e di riferimento per tutta la metodologia del progetto.
Nello schema seguente si può leggere l'ipotesi di progressiva integrazione delle indagini in sistemi di valutazione e di orientamento complessivo delle strategie. [7]
La complessità viene affrontata distinguendo non solo la specificità di diverse ottiche di lettura compresenti, ma anche cercando di far emergere dalle indagini le strutture latenti sul territorio: sistemi naturalistici o culturali, unità di paesaggio, reti di risorse, flussi turistici esistenti o potenziali. Per la fase valutativa non si tratta tanto di coordinare in un grande "data base" un'infinità di informazioni su ogni oggetto del territorio, ma di leggerne le relazioni, di addentrarsi nelle discipline di indagine per utilizzarne i metodi più capaci di rappresentare gli effetti sistemici, di descrivere le strutture.
Questo indirizzo si è concretato in approcci dell'analisi paesistico ambientale, diversi ma che hanno tutti posto al centro dell'attenzione il sistema delle relazioni e la valutazione delle loro condizioni e potenzialità: in mosaici di ecosistemi per l'assetto naturale, le testimonianze dell'antropizzazione del territorio in sistemi insediati per l'assetto culturale, in paesaggi come aggregati di segni per l'assetto formale. [8]
Lo stimolo a produrre un quadro di riferimento di ciascuna disciplina anche metodologicamente innovativo è dunque implicito nell'impostazione generale e questo risulta significativamente dai contributi che si sono sviluppati, a partire da quelli sull'assetto naturale e culturale sino a quelli sull'assetto formale, oggetto di questo report.
[5] Il piano è stato redatto in più fasi: la prima riguardante le indagini(89/90), una seconda con la prima bozza di piano (90/92) e, successivamente ad una ridiscussione complessiva da parte dei Comuni, una terza fase con una revisione del Pianoadottata dalla Regione alla fine del 1996.
L'intero lavoro è stato coordinato da R.Gambino; nella prima fase è stato svolto da un'equìpe, composta da P.Castelnovi, S.Malceschi, F.Thomasset, C.Treves e altri con ruoli specialistici; nella seconda fase gli stessi sono stati accompagnati da un numeroso gruppo di consulenti in cui svolgevano ruolo di caporogetto e di coordinamento G.Bellone, P.Castelnovi, G.Nebbia, R.Radicioni, F.Thomasset; ala terza fase hanno partecipato solo G.Bellone, P.Castelnovi e G.Nebbia.
[6] vedi Relazione alla Prima proposta progettuale del PTP (1992) e Documento sulle strategie del 1991
[7] vedi Relazione.. cit. pg.14
[8] La costruzione delle metodologie di indagine, in molti aspetti innovativa, e un primo quadro di risultati è stato presentato in un convegno a St.Vincent del 1990, con un report piuttosto dettagliato: cfr. a cura di Castelnovi, Studi e ricerche sugli aspetti ambientali e paesistici, Celid, Torino,1990.