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Prima tappa: il fiume
La prima tappa prende le mosse dall’oggetto “Fiume” come caso interpretato come situazione e contesto ad alta significanza, in grado di farci cogliere, meglio e di più rispetto ad altri oggetti del territorio, i contenuti e le caratteristiche di un oggetto della natura, per scoprirne la sua reale costituzione di oggetto composto da una fascia e non solo da un corso, da un filo d’acqua, porzione di un complesso di elementi che in esso si fondono e che lo trasformano in un oggetto sentinella, un sensore dello stato di qualità e funzionamento di un insieme che lo sottende, rappresentato dal suo bacino idrografico di riferimento.
Il concetto della “fascia fluviale”, in luogo di quello del “corso d’acqua” rappresenta infatti una acquisizione assolutamente recente nella cultura di piano: basti pensare al fatto che nel 1989 viene adottato il Progetto territoriale Operativo Po dalla Regione Piemonte, stesso anno nel quale viene approvata la Legge 183 sulla Difesa del suolo, dalla quale nascerà poi nel 1995 il PSFF, primo stralcio del Piano di Assetto idrogeologico del Po approvato nel 2001. Come si può notare si tratta sempre di date ben successive all’esplosione “demografica del costruito” avvenuta in decenni precedenti e che ancora oggi risente molto della complessa macchina messa in moto per consentire la ricaduta a livello locale dei PRGC delle disposizioni di carattere generale. Non si tratta di un aspetto secondario o terminologico. Anzi. Passare dall’idea che un territorio attraversato da un corso d’acqua non sia condizionato nelle sue dinamiche per la sola zona di scorrimento, ma invece sia interessato dalle dinamiche di un fiume per porzioni che a volte possono essere non il doppio ma decine di volte più grandi del semplice alveo, è un fatto che ancora non è presente nella cultura amministrativa.
Di conseguenza poi ne deriva la seconda considerazione in merito al significato sentinella di un corso d’acqua. Se le dinamiche sono connesse alle fasce è altrettanto vero che le dipendenze e le modalità di comportamento del corso d’acqua inteso come fascia fluviale dipendono dal suo bacino idrografico e da decine di fattori che lo riguardano. Un meccanismo di tale tipo determina la necessità di dover ragionare per ambiti di problemi e non per aree puntiformi scardinando il tradizionale approccio al progetto “nel lotto” ed aprendo le modalità di ideazione del progetto al concetto di “area sottesa significativa” . In questo caso la necessità di ragionare in tali termini non deriva da un approccio progettuale maggiormente rispettoso del contesto ma consegue a dover tenere in conto che le dinamiche di un territorio in particolare sotto il profilo geomorfologico non possono essere eluse.
Gli unici spazi nei quali tale approccio si deve modificare è dove le opere dell’uomo hanno assunto una dimensione tale che impone il riconoscimento di “fasce di progetto” così come sono denominate, nelle quali tuttavia l’imposizione di una forte artificializzazione costituisce un semplice
correttivo che, se non collocato in contesti di difesa particolarmente estesi, resta a rischio di trasformazione.