Indice
I Temi di lavoro e prime idee per la costruzione di Linee di azione
Lo sviluppo delle considerazioni espresse può tradursi nel seguente spettro di azioni di lavoro che sinteticamente si riportano di seguito:
Progetto identitario e di definizione delle finalità dello spazio rurale
Occorre pensare alla costruzione di un documento di riferimento che divenga comune modalità per la visione del “periurbano” nel quale innanzi tutto identificare i tipi di paesaggi, ai quali sono associabili diversi statuti normativi, riconducibili ai seguenti ambiti:
unità di paesaggio intrametropolitane: si tratta degli ultimi relitti di paesaggi agricoli appartenenti alla cintura periurbana più interna, approssimativamente delimitata dal corridoio ambientale della Tangenziale di Torino.
paesaggi agricoli ad alta valenza storico-paesaggistica: si tratta delle unità di paesaggio più estese appartenenti alla cintura periurbana più esterna, dove si sono maggiormente conservati i segni della memoria storica del paesaggio del lavoro agricolo: cascine, strade rurali, rogge, canali e rii.
cinture dei Comuni, gli assi e le isole verdi intercomunali: si tratta di microunità di paesaggio intercluse tra il perimetro edificato della periferia e le ciconvallazioni, o di allineamenti penetranti, pur con discontinuità, nel tessuto costruito o di isole intercluse in esso, spesso comprese tra le frange periferiche di Comuni limitrofi, che mostrano tendenze alla saldatura dei tessuti costruiti.
strisce verdi interne ai fasci infrastrutturali: si tratta di relitti di forma allungata compresi tra due infrastrutture lineari di grande traffico: essi sono irrimediabilmente compresi nei corridoi ambientali ad alto impatto di tali infrastrutture.
procedendo quindi alla costruzione di unità di paesaggio comuni, indicizzate e riferite ad un sistema di valutazione.
Questo strumento deve permettere di allestire un apparato per la formazione di una Rete ecologica e la creazione di Unità del paesaggio periurbano come sistema attraverso una rete di connessioni di natura ecologica, paesaggistica, storica e di percorsi di fruizione, con tipologia delle connessioni di rete quali:
a) la rete degli ecosistemi acquatici.
b) la rete dei corridoi infrastrutturali verdi.
c) il reticolo di siepi e alberate: si tratta della rete ecologica minuta e più pervasiva.
d) la rete delle connessioni visuali e paesaggistiche.
e) la rete delle strade verdi: le strade verdi (greenways).
nelle quali lo spazio rurale diviene concetto attrattore in particolare nelle tipologie 3 e 4.
Successivamente occorre anche dare corso alla identificazione delle diverse funzioni che compongono questo ambito territoriale e nelle quali si possono ritrovare:
l’agricoltura indirizzata a nuovi compari produttivi e con indirizzi diversi quali la produzione di biomassa o di prodotti tipicizzanti, la Forestazione, la Floricoltura, l’Allevamento, le iniziative culturali e comunicative, il loisir, la Ricettività, l’utilizzo delle aree per nuovi spazi dedicati allo sport ed al gioco, la trasformazione di aree in spazi naturali nuovi con recuperi ambientali e ricostituzioni di ambiti ecologici naturalistici.
Nell’ambito dello strumento di indirizzo deve essere individuato un percorso per la gestione del tema della proprietà delle aree agricole, oggi spesso in attesa di subire veloci passaggi dalla proprietà di impresa a quella immobiliare, come anticamera per la loro trasformazione in edificato o servizi.
Sul tema della rendita fondiaria e della composizione proprietaria, lo strumento di piano deve trovare modalità per una sua gestione o composizione.
Strumenti di indirizzo
Un piano per il periurbano non può prescindere dal dotarsi di un apparato normativo, un “Codice-manuale” per i PRGC e per i diversi attuatori di politiche territoriali in tale contesto, sulla gestione dello Spazio rurale.
Su questo tema si scontrano le due diverse visioni di approccio al tema: l’una che vede nel processo di condivisione e di adesione volontaria alle regole la strada maestra, quella della governance dell’approccio orizzontale al problema; l’altra di impostazione più verticale, che invece individua come elemento fondamentale quello della definizione di una regola forte da rispettare della quale un soggetto autorevole e con poteri faccia il suo strumento di lavoro e di controllo del comportamento delle singole amministrazioni.
Certo appare sempre più condivisibile un approccio che, in qualche modo mediando fra le diverse impostazioni, tenda a costruire un tavolo di governance nel quale discutere del grado di government che ci si intende dare e sul quale si intende convergere. La dispersione, delicatezza, e perso economico degli interessi diversi che sono in gioco in una realtà come quella metropolitana, specie nel quadro italiano attuale, non può infatti prescindere da una politica di vertice, che tracce linee di lavoro, punti da rispettare, anche se con condotta il più estesa possibile ed ispirata alla partecipazione.
Il caso del Piano del Po torinese è un caso di buona pratica da seguire, un esempio nel quale l’uso di uno strumento come il parere di conformità al piano territoriale dell’area protetta ha permesso di aprire un momento di confronto con operatori, amministrazioni comunali, agenzie di progetto, professionisti. Un dialogo che è stato possibile in quanto usando uno strumento si sovraordinato si è applicato un approccio di dialogo di carattere costruttivo. Quell’approccio che sta ad esempio alla base di molti aspetti normativi che il Codice Urbani ha di recente introdotto nella gestione dei beni tutelati: una amministrazione che collabori, attraverso regole ferme, alla loro applicazione, non limitandosi solamente a farle rispettare.
Strumenti di gestione
Un tale strumento di indirizzo, che può essere costruito come momento di condivisione e non solo come strumento obbligatorio ed imposto, è auspicabile che sia gestito da un soggetto di riferimento programmatorio gestionale unitario, in grado di mantenere l’adeguata omogeneità di approccio e di gestione.
Anche sul fronte dell’imprenditoria locale è importante avviare una fase di confronto e partecipazione parendo un tavolo per la costruzione di un “Codice di autoregolamentazione per le attività agricole produttive” nel quale dare uno specifico ruolo alla ormai innovata agricoltura a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 228/91 e della imminente nuova PAC.
Nell’ambito dello strumento di gestione deve essere individuato un percorso per il tema della proprietà delle aree agricole, immaginando forme di cooperazione anche pubblico-privata con la formazione di nuovi soggetti capaci di svolgere un ruolo nel mercato
Azioni pilota
E’ fondamentale pensare all’avvio di azioni di luogo, nelle quali sperimentare ed avviare buone pratiche ed esempi di gestione del tema
In particolare si può pensare ad individuare aree progetto sui seguenti temi:
a. Parchi , come luoghi pilota nei quali elevare con particolare estensione progetti e buone pratiche nel settore agricolo e della multifunzionalità con piani di intervento nei diversi comparti prima individuati e segnatamente:
- I suoli agricoli
- Il soprassuolo forestale sia nel contesto collinare che planiziale
- Il patrimonio zootecnico ed animale degli allevamenti
- Il sistema delle acque, canali, pozzi e rogge.
- Il sistema dei percorsi e dei tracciati di percorrenza dei fondi agricoli
- Il patrimonio architettonico delle cascine e degli edifici e costruzioni rurali in senso lato ed esteso
b. Sviluppare progetti in comparti agricoli territoriali omogenei, nei quali attuare Piani strategici locali intercomunali come laboratori nei quali promuovere il rilancio di modelli di sviluppo di agricoltura multifunzionale e modalità di gestione del tema fondiario e della proprietà per una sua ricomposizione e migliore gestione.
c. Individuare nuove forme di tutela e sviluppo di comparti agricoli ad elevato e particolare significato paesaggistico e rurale ipotizzando modelli di nuovi soggetti di tutela come i Parchi agricoli o Oasi di protezione per l’agricoltura.