Caratteri visuali
Criteri adottati
I fattori ritenuti importanti sono relativi alla panoramicità e alla diversità visiva:
Per la panoramicitàsono stati rilevati:
- i percorsi veicolari con visuali panoramiche a lungo raggio,
- gli itinerari di interesse paesistico per le visuali a breve raggio,
- i più importanti percorsi di ricognizione, anche su strade minori, ma rilevanti per la leggibilità di ambiti poco visibili dalle strade di transito.
Lungo le strade di attraversamento e i percorsi di ricognizione interni agli ambiti sono state individuate le principali visuali panoramiche con grandi riferimenti visivi (l’arco alpino, la collina torinese, la collina di Rivoli, emergenze come Superga), le visuali aperte sulla campagna e sui fiumi, le viste focali su elementi storico-culturali e, talvolta, su elementi minori ma con valore di strutturazione visiva dell’intorno, i bordi naturali e le barriere costruite interferenti con le visuali.
Per la diversità visiva si sono evidenziati gli ambiti che offrono una particolare densità di visuali al proprio interno su diversi fattori caratterizzanti: assetti colturali, corsi d’acqua, architetture tradizionali.
Inoltre in tavola si sono riportati gli elementi storico-documentari che costituiscono emergenza nel paesaggio a grande distanza o fulcro visivo a breve distanza. Tra questi sono evidenziate situazioni particolarmente emergenti, monumentali e non (regge, castelli, grandi cascine), per leggibilità degli elementi costitutivi e sistema di relazioni estesi all'intorno, comunque costituenti un punto focale qualificante (viali alberati, parterre, posizione su crinale ecc.).
Come già evidenziato a proposito del valore paesistico la segnalazione dell'emergenza non fa riferimento all'effettivo valore storico-culturale delle testimonianze, ma è piuttosto influenzata dall’accessibilità dei luoghi, dalla visibilità e dall'assenza di fattori deterrenti del contesto.
Punti di belvedere
Nel suo insieme l'area di Corona Verde è visibile da punti panoramici sia della collina Torinese sia dal primo versante montano ad ovest. Dai belvedere della prima collina di Torino si può cogliere l’area quasi nella sua interezza, con la città in primo piano: Monte dei Cappuccini, La Maddalena, Superga. Da altri punti e tratti panoramici della collina torinese (ad esempio Parco Europa, Castagneto Po, Castiglione, la cosiddetta “panoramica”), si offrono visioni oblique o parziali, non funzionali ad un’immagine di “corona”, ma importanti per cogliere ad esempio il percorso di fiumi, che in area metropolitana sono leggibili per tratti discontinui.
Da ovest il centro città e più lontano, si hanno in primo piano le aree di corona: i punti di vista storici si limitano al Castello di Rivoli e, di più difficile accesso, la Sacra di San Michele e il versante del monte Musinè.
Grandi riferimenti visivi dell’ambiente naturale
Corona verde è circondata da rilievi che costituiscono emergenze paesaggistiche, avvertibili però solo da alcuni ambiti. A sud si apprezzano viste panoramiche sull’arco alpino; ad ovest le montagne più vicine (in particolare il Musinè) e, a piccola distanza, la collina morenica di Rivoli, il Truc Morté e il Truc Montagnasco; a nord la Vauda; a est la collina torinese, la quale però si avverte da lontano, mentre da vicino sono pochi i tratti in cui percepisce il versante boscato e non insediato (a nord di Gassino).
I fiumi sono poco visibili, tranne il Po dalla collina; gli altri fiumi si avvertono nel momento in cui si attraversano, quindi dai ponti dei centri urbani, e quasi mai si possono vedere serpeggiare nel paesaggio aperto. Il segno delle alberate curvilinee (filari piantati o ridotte fasce fluviali) è più facilmente individuabile per i piccoli corsi d'acqua, ma rimane una componente caratterizzante di ambiti rurali. Una nota a parte meritano i canali Cimena e Cavour, che hanno ancora uno spazio di contestualizzazione che consente di apprezzarli.
Dai percorsi interni a Corona verde sono rare le visioni del bosco, concentrate nel Canavese (a nord di San Giorgio e Montagnasco) e nella parte più interna della collina torinese; le pendici della collina torinese si presentano piuttosto insediate ed agricole; la fascia di vegetazione nel tratto del Po a monte di Torino è filtrata dalla geometria dei pioppeti.
Grandi riferimenti visivi dell’ambiente insediativo
La localizzazione di alcuni complessi sabaudi è stata appositamente scelta per il ruolo di riferimento visivo per tutta la piana di Torino: la basilica di Superga, (in massima evidenza non solo dal lato della pianura, ma anche dal lato est della collina), il Castello di Rivoli (in massima emergenza sull'asse di corso Francia e dal settore pedemontano a sud di Rivoli), il Castello di Moncalieri (emergente da sud est, con effetto di porta della città).
Delle restanti domore della Corona di delizia, la Reggia di Stupinigi appare con grande potenza dagli assi storici, ma la sua posizione pianurasca ne limita l'influenza visiva; piuttosto, subisce una detrazione da alcuni vicini bordi urbani poco qualificati e dal passaggio di elettrodotti: la Reggia di Venaria è visibile solo nell’immediato intorno. La Villa della Regina solo dall’affaccio fluviale del centro storico di Torino.
Altri elementi storico-culturali emergenti nel paesaggio
Altri episodi monumentali si impongono su intorni locali, per aver mantenuto traccia delle assialità prospettiche originarie; queste però hanno perso centralità nell’organizzazione spaziale e funzionale dei percosi, e la loro percezione è casuale, da ricercare. Si segnalano, ad esempio, Villa Carpeneto a La Loggia, Borgo Cornalese a Villastellone, la Mandria a Chivasso, Castello Santa Cristina tra Borgaro e Mappano, Cascina Isola a Settimo, l’Abbazia di Sant’Antonino di Ranverso (stretta ormai da un contesto di attrezzature e infrastrutture sempre più aggressivo), alcune ville e castelli in collina.
Altri grandi complessi di valore storico, archiettonico e documentario appaiono situazione critica per la fruibilità paesistica, “assediati” dal contesto: ad esempio il Doirone o il Castello del Drosso, che subiscono gli impatti di infrastrutture di bordo molto impattanti.
Centri urbani e nuclei rurali
La diffusa urbanizzazione lungo le direttrici stradali rende ormai rari i varchi visivi e rende quindi occasionale l’apparire dello skyline dei centri urbani e la possibilità di percepirli come insieme unitario. Ciò avviene con più frequenza a nord est, nel chivassese (ad esempio i centri di Chivasso, Verolengo, Montanaro, Foglizzo) e, sul versante precollinare, a Gassino. A nord ovest l’effetto è debole e fragile. A ovest ormai la saldatura tra i centri è tale che emerge a stento il centro di Rivoli, pur sul rilievo. Sono invece distiguibili i centri urbani a sud (Carignano, Villastellone). I primi contrafforti collinari propongono insediamenti storici sui crinali (Andezeno, Arignano) ma la diffusione insediativa sul fondovalle inquina l’effetto di emergenza localizzativa.
I nuclei rurali di rilevanza paesistica sono pochi e spesso immersi in un paesaggio dall’aspetto più periurbano che rurale; ad essi si riconosce però un valore caratterizzante per l’immagine dell’ambito (vedi tavola della Riconoscibilità).
Bordi e barriere visive costituite da insediamenti e infrastrutture
L’infrastrutturazione dell’area metropolitana torinese è così fitta da creare continuamente effetti di bordo e di barriera, ormai per lo più facenti parte del paesaggio urbanizzato. Negli spazi aperti, oggetto di quest’indagine, sono stati indicati solo i tratti che interferiscono con la visione di elementi rilevanti per il paesaggio (fiumi, beni architettonici, ecc.), o che intaccano l’integrità di un ambito, e solo laddove esiste un percorso di fruizione interno all’ambito dal quale i bordi siano percepibili, indipendentemente dall'eventuale effetto di disturbo delle infrastrutture dal punto di vista ambientale.
Aree di grande visibilità sulle porte urbane (dagli ingressi e dalle uscite della città di Torino)
Gli assi autostradali di attraversamento della regione fanno perno su Torino e sulla sua tangenziale. I nodi tra sistema autostradale e tangenziale e i tratti che dalla tangenziale entrano in città costituiscono luoghi potenzialmente strategici per l’immagine del capoluogo, potenziali “porte urbane”. In realtà, si tratta di aree fortemente condizionate proprio dal carattere di fascia inteclusa tra barriere infrastruturali, con scarsissima qualità o degradate, ma dotate di alta visibilità.
In sintesi, dalla carta emerge che nel paesaggio aperto della Corona Verde residuano pochi quadri visuali con buoni caratteri di integrità, con rare inquadrature di elementi di riferimento a scala territoriale e visuali significative, mentre alla scala di dettaglio sono più frequenti gli elementi di caratterizzazione locale.