Dinamiche percepite
Criteri adottati
Le unità di paesaggio sono stati delimitate sulla base delle dinamiche trasformative percepite, considerandole come fenomeno strutturante l’intero paesaggio metropolitano, frutto della percezione della dialettica tra componenti elementari: i segni della natura, quelli della ruralità e quelli dell’urbano.
Riscontrando situazioni molto differenziate, si sono introdotte nella tripartizione fondamentale (natura, città, campagna) un’ulteriore distinzione tra:
- l'"urbano". riscontrabile nella sua complessità solo in situazioni particolari, dato il campo di indagine sugli spazi aperti,
- i segni del costruito “inabitabile” (del sistema produttivo, delle infrastrutture), a cui si attribuisce il significato generico di “attrezzatura”;
- i segni del tessuto urbano abitato ma privo di socialità, privatizzato, inospitale, che qui si indica con “insediamento”.
Si è convenuto che la percezione di una dialettica di compresenze contrastanti tra più fattori dei 5 sopra definiti induca, nel senso comune del paesaggio, un significato di dinamica in corso, di evoluzione dell’assetto spaziale, che non ha i caratteri di stabilità e permanenza che si attribuiscono di solito ai paesaggi unitari, completamente urbani, rurali o naturali:
Ovviamente nell’ambito metropolitano la maggior parte delle aree risulta agitata da una dialettica tra due o tre fattori: è molto raro il caso di assenza di percezione di una compresenza tra parti con sensi diversi (il caso puro di “natura”, di “urbano”, ecc.).
D’altra parte nella nostra classificazione l’attribuzione del caso “puro” è stata utilizzata con una certa larghezza, ove la presenza di altri fattori risulta, ma è molto secondaria: tale classificazione serve a far emergere valori differenziali, ove non sia particolarmente evidente la spinta di processi trasformativi dialettici.
Classificazione dei fattori trasformativi:
naturale, rurale, urbano, insediamento, attrezzatura (e 11 casi di interazione dialettica tra due o più dei precedenti fattori principali). Nei casi di interazione si conviene che il primo fattore citato è dominante, l'altro è secondario.
Situazione
Nella Corona Verde i contesti di segni dominati da dinamiche naturali sono molto localizzati: si tratta di paesaggi boscati, lungo Orco, Malone, Stura, lungo le Vaude, nel parco di Stupinigi e soprattutto sulla collina morenica e quella torinese.
Se negli ambiti collinari il bosco costituisce un segno di naturalità, prevalente anche rispetto a contesti in realtà trasformati e con notevoli presenze di urbanizzazione, il fiume è sempre riconosciuto come un elemento naturale, ma il suo ambito è spesso esiguo; il contesto, di volta in volta insediato, industriale, o rurale, domina la percezione (soprattutto nelle aree più urbanizzate si riscontra una forte parcellizzazione degli ambiti fluviali).
Anche i paesaggi puramente rurali sono rari: a nord di Chivasso, a sud del Chisola e della collina torinese. Altri cunei di prevalenti segni di ruralità si riscontrano tra gli assi radiali a nord (tra Caselle e Borgaro, tra Borgaro e Volpiano), e, a ovest, la fascia tra San Gillio –Druento e Alpignano-Pianezza; la maggior parte di questi ambiti sono di dimensioni ridotte, sempre più erosi sui bordi, ma rappresentano le ultime aree in cui è possibile “sentirsi in campagna” all’interno dell’area metropolitana.
Il paesaggio della maggior parte delle altre aree è condizionato da un insediamento tanto diffuso quanto privo di morfologie rappreseentative e riconoscibili, che consentano di distinguere i luoghi. La riconoscibilità di questi ambiti, oggetto della tavola precedente, è spesso dovuta a singoli elementi emergenti.
Dalla tavola emergono anche grandi macchie di paesaggi dominati dalle attrezzature, industrie, impianti, infrastrutture. A sud ovest, tra Piossasco, Orbassano, Volvera, si distinguono aree i cui connotati principali sono le strade e gli edifici produttivi; a nord invece sono le infrastrutture viarie a marcare il paesaggio; in altri casi si tratta invece di paesaggi “tecnologici” legati allo sfruttamento delle acque: i canali dell’acquedotto, i canali Cimena e Cavour con le relative opere di presa.
La situazione di "urbanità" ’ si riscontra a ridosso dei centri storici, negli intorni delle residenze reali, c in altri rari luoghi dove il disegno territoriale promanante dai complessi costruiti è dominante. Tra questi si evidenziano alcuni tratti di “lungofiume” (il Po a Torino, un breve tratto di Stura a Venaria e di Sangone a Borgaretto).