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Enti intermedi oggi: per il paesaggio o/e il paesaggio per? - L.Dezzani

Convegno
IL PAESAGGIO PER: STRATEGIE AL TEMPO DELLA CRISI PER ABITARE MEGLIO SEMPRE

Torino, 10-12-201

Livio Dezzani
ingegnere, piemontese, Direttore  per Programmazione strategica, politiche territoriali ed edilizia della Regione Piemonte

 

L’Ente Regione istituzionalmente copre diverse competenze in relazione al territorio, dal controllo della pianificazione urbanistica a scala comunale, alla pianificazione territoriale, alla tutela del paesaggio; è una struttura che si muove alla scala d’area vasta ma influisce fino alla scala comunale.

La Regione Piemonte ha una convinta visione di un modello federalista di governo del territorio; questa visione comporta che vi sia il massimo rispetto dell'ente sovrastante verso gli enti sottostanti: un rapporto non gerarchico, non di comando, ma al contrario di massima stima di coloro che sono direttamente eletti dal popolo.

Dalla Regione non si intende “comandare” il territorio, se non che attraverso due strumenti: gli atti legislativi (la legge urbanistica, le leggi di settore, le delibere), oppure la partecipazione alle procedure di copianificazione.

Si vuole superare il modello in cui il funzionario regionale giudica, valuta i prodotti degli eletti dal popolo, per andare verso un modello in cui l'eletto e il funzionario dialogano insieme: è il sindaco che convoca la conferenza di copianificazione. Se da una parte è assicurata la presenza di pari dignità tra Regione ed enti locali, d’altra parte alla Regione compete:

- la tutela di interessi superiori (con diritto di veto nell'ambito della conferenza di copianificazione);

- il compito di portare notizie e insegnamenti che il comune può non conoscere;

- la definizione di linee strategiche o di tutela attraverso gli strumenti di livello superiore (PTR/PPR/dialogo sui PTCP): questi strumenti sono formati da assemblee regionali e provinciali e approvati da assemblee elettive (soprattutto regionali), si riforma una catena omogenea, per cui il popolo si riconosce nel territorio, il governo del territorio è affidato ad eletti dalla volontà popolare.

In ogni caso si vuole ottenere il superamento di ogni visione tecnocratica, dottorale del governo del territorio, con il ritorno a strumenti che abbiano la massima comprensibilità.

Il lavoro principale che ora bisogna intraprendere nei confronti del Pino paesaggistico regionale, adottato ed osservato, ma non ancora controdedotto, non è tanto la ripresa dei repertori d'analisi ma la loro condivisione. Dobbiamo ottenere una capacità delle amministrazioni comunali di ritrovarsi nella rappresentazione del ppr, ritrovando in quei repertori la propria specificità e norme che servono al livello locale.

In pratica si vorrebbe arrivare ad un oggetto che si chiama pacchetto comuni, che è la messa a disposizione di ogni singolo comune dell'insieme di conoscenze radicate dentro alla regione, con schede organizzate per comune (evitando che sia il comune  a cercare presso diverse sedi nei piani, nelle leggi, nelle banche dati le informazioni relative al proprio territorio). Così il comune può ritrovare il sapere (tecnico, amministrativo) lo può valutare e utilizzare per le proprie azioni.

Un esempio: la candidatura presentata dal Piemonte all'Unesco, per aree di pregio nei territori vitivinicoli delle province di Asti, Alessandria e Cuneo. La nascita della candidatura non è stata facile: i comuni si sono progressivamente resi conto di dover accettare regole severe per il controllo dei loro strumenti urbanistici; molti sindaci inizialmente pensavano che il peso dei vincoli fosse maggiore dei vantaggi derivanti e quindi scappavano. Quando la candidatura ha preso forma molti comuni sono tornati: il comune nella sua autonomia capisce quando il rapporto vincoli-opportunità gli arreca dei vantaggi, riconoscendo non solo la tutela del suo territorio, ma anche i potenziali vantaggi di natura macroeconomica e microeconomica.

I comuni interessati si sono resi conto che questa autonomia è positivamente orientata dagli strumenti di livello superiore, e che quindi l'accettazione del vincolo e il porsi come obiettivo la qualità finale dell'azione urbanistica e paesaggistica, possono essere azioni positive, quando si riscontra una sulla loro base un riconoscimento esterno delle qualità e delle eccellenze territoriali.

Comunque il vincolo accettato e condiviso è norma stabile che supera la contestazione strisciante, diventa parte integrante della costruzione del paesaggio, lasciando un futuro al nostro territorio.

D’altra parte ogni vincolo è sottoposto all'analisi del tribunale amministrativo, la Regione sa che i tribunali sono attenti e non consentono invasioni di campo che superino le libertà costituzionali.

Letto 4606 volte Ultima modifica il Venerdì, 24 Luglio 2015 10:34