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C, per il ripristino delle sequenze storiche di paesaggi di impianto radiale
L'idea stessa di Corona Verde suggerisce una particolare attenzione agli effetti di rete e di sistema, che anche per il paesaggio deve spingere ad andare oltre alle strategie di qualificazione locale, pur diversamente articolate.
In effetti sin dalle premesse si è posto in evidenza il ruolo dello sguardo metropolitano, del "country user". Ma se nella mobilità quotidiana di fatto il paesaggio è percepito in sequenze, in rapida successione, facilitando un effetto di rete delle immagini e della memoria discontinua, d'altra parte non c'è alcun uso, anzi non c'è interazione tra il soggetto e l'oggetto, salvo l'atto di percorrere il territorio.
I percorsi, gli assi viabili (o ferroviari) sono il luogo in cui si condensa la massima frequenza della percezione di sistema dei paesaggi, ed è lungo quegli assi che dobbiamo concentrare l'attenzione perchè, pur nelle trasformazioni, sia possibile mantenere alcuni capisaldi identitari, alcuni criteri di riconoscimento e di apprezzamento di ciò che si percepisce in sequenza e in rete.
Le strategie da attivare, e con grande urgenza, sono prevalentemente di tipo difensivo, a fronte della strutturale alterazione del senso dei luoghi e del paesaggio occorrente lungo le nuove infrastrutture.
Si riconoscono due criticità fondamentali da porre al centro di azioni strategiche di ripristino e nuova formazione di paesaggi.
In primo luogo la perdita del riferimento alle "Porte della città", punto di soglia che storicamente ha sempre reso riconoscibile l'identità urbana, e che ora non è più percepibile nelle pieghe delle espansioni insediative, non tanto a Torino quanto nelle città di cintura, in cui ormai si sono persi non solo i segni ma i caratteri geografici stessi dell'identità.
Per la funzionalità minima del senso del paesaggio in sistema è assolutamente necessario reinventare segni distintivi dei luoghi che si attraversano, non soltanto evidenziando adeguate morfologie del costruito (riproporre il senso delle mura della città storica) ma anche e soprattutto ristabilendo un ritmo tra costruito e non costruito, un senso degli intervalli e delle cesure che assicurino una soluzione di continuità, una possibilità di visuale da lontano, una ricomposizione di unità distinte come tappe nella memoria di un itinerario. Dall'altra parte, per chi si muove dalla città, vanno recuperati degli effetti simmetrici in uscita: bisogna inventare i segni di "porte della campagna", a partire dalle quali non sono ammessi brandelli di segni urbani lungo i percorsi ma al contrario si deve ristabilire quel tipo di segni di itinerario rurale che caratterizzano storicamente ogni "viaggio in Italia": i viali e filari che fanno riconoscere le geometrie dei percorsi (viabili o d'acqua non importa), gli edifici importanti isolati inquadrati negli assi stradali, le collane di segni di tappa intermedia, le visuali profonde verso lo skyline dei rilievi o delle città vicine.
In secondo luogo bisogna rimediare alla perdita del “senso di radialità" che caratterizza il sistema dei percorsi nel territorio aperto della Corona verde: storicamente ci si muove prevalentemente lungo raggi, da e per Torino in primis, ma anche da e per Rivoli, Volpiano, Chieri, None, Santena. Non solo gli assi ma anche le forme urbane sono costruite per sottolineare il sistema radiale, non solo torinocentrico ma riferito ad ogni centro o complesso monumentale consolidato.
Oggi, salvo qualche assialità da salvaguardare, nella maggior parte dei casi è perduta la leggibilità della accessibilità radiale o almeno è nascosta la chiarezza strutturale della rete le cui aste sono percorsi che uniscono i centri puntando sulle piazze e sui campanili, o, in aperta campagna, puntando sulle grandi ville nobiliari o le cascine padronali o ancora, più raramente, su complessi conventuali o chiesastici.
Da una parte è d'obbligo promuovere la valorizzazione, indipendentemente dal valore intrinseco dei singoli oggetti, dell'insieme dei manufatti che costituiscono meta e dei tracciati dei percorsi ad essi radiali, nella logica della comprensibilità della sequenza città-campagna a cui appartengono anche le strategie di potenziamento delle porte della città: si tratta di salvaguardare i varchi liberi, i "parterre monumentali" a cui si accenna nella prospettiva B .
D'altra parte un nuovo difficile fronte si apre con l'avvento delle tangenziali. Le circonvallazioni dei centri infatti, ormai perfezionate con miriadi di rotonde e svincoli, sconvolgono la leggibilità della relazione strutturale strada-centro che distingue storicamente il paesaggio insediato del torinese. Percorrendo i nuovi tracciati non solo si perdono i riferimenti del telaio storico ma si svela un nuovo territorio di retri, ritagliato malamente, intersecante le "reti corte" e diffuse del rapporto tra bordo edificato ed orti, giardini e attività produttive storiche marginali, ove non siano tagliate anche più pregnanti relazioni paesistiche consolidate con il fiume o con il primo versante collinare.
Sulla base di queste considerazioni pare evidente che una strategia di azioni per la valorizzazione dei percorsi radiali (per lo più storici) non possa limitarsi alla presa in carico dei manufatti e dell'immediato intorno delle mete, ma debba consentire di ridisegnare il "paesaggio dalle strade" riconnettendone i segni al telaio del sistema d'impianto storico quando ciò sia possibile. Ove non sia possibile va evidenziata la differenza strutturale del paesaggio fruibile dai tratti di circonvallazione, dove deve prevalere l'innovazione del disegno di bordo, consapevolmente alternativo alla lettura delle sequenze radiali, o ancora va riformata la percezione dei bordi degli insediamenti produttivi, delle attrezzature e delle infrastrutture con ampi buffer di verde alberato, con l'inserimento anche forzato di un panorama di boschi a nastro in luogo di aree agricole poco significative e in progressivo abbandono, quelle green way di rilevanza paesistica, già citate nella prospettiva strategica B che non si vuole confondere con le green-way di rilevanza ambientale, di cui possono costituire una parte.