Indice
B, per la valorizzazione delle diversità locali
Come già sottolineato si considerano le diversità locali un fattore complesso ma prevalentemente positivo per ogni ipotesi di rafforzamento delle identità e del valore di risorsa assegnato al paesaggio. Con questo criterio nella tavola sulle “prospettive” sono delineati i casi più evidenti delle diverse tipologie di azione ritenute opportune sulle base dei valori paesaggistici percepiti.
Si tratta non tanto di vere e proprie strategie, ma di riconoscimenti di prospettive appropriate a ciascun luogo aperto, derivate da una sintesi delle diverse situazioni locali, in cui si sono ottimizzate le peculiarità messe in evidenza dall’indagine, indirizzandole ad un desiderio che pensiamo presente nell'immaginario collettivo. Quindi si sono individuate alcune prospettive che sono poi state integrate complessivamente negli approfondimenti per ambiti dello Schema direttore:
1 |
Resistenza delle acque |
il ripristino dell’immagine del fiume come bene raro, luogo speciale da riscattare e da far diventare meta collettiva con la qualificazione dei bordi e l’invenzione di una nuova accessibilità |
2 |
Prevalenza delle campagne |
il potenziamento dei segni tradizionali del sistema rurale, prospettato come luogo integrato di passato e di presente, variato in un assetto multicolturale e capace di assorbire anche il paesaggio delle periferie a bassa densità |
3 |
Shangri-la metropolitano |
la salvaguardia dell'isolamento e della tranquillità di piccoli luoghi seminaturali o rurali sino ad ora poco trasformati, appositamente separati e mantenuti integri anche a pochi metri dall'urbanizzato |
4 |
Parterre monumentale |
il ripristino di un contesto di rispetto e di valorizzazione per la fruizione di beni di particolare interesse, spesso degradati ma potenziale riferimento visivo e identitario di ambiti vasti e meta di reti fruitive |
5 |
Parco urbano |
la sistemazione di aree libere da utilizzare come risorse per qualificare e completare insediamenti che ormai le circondano, appositamente attrezzate con verde alberato e fruibile, paesaggio aperto percettibile dai nuovi fronti edificati e fruibile dai cittadini |
6 |
Green way |
l'invenzione di fasce verdi di accompagnamento delle grandi infrastrutture o tangenti alla periferia metropolitana, a formare un segno vegetale, vivo, cangiante e permeabile che sostituisca quello costruito, fisso, e ne mitighi l’effetto di barriera. |
E' evidente che, in una classificazione come quella proposta dalla CEP, per gli ambiti con prospettive tipo 1 (resistenza delle acque), 3 (Shangri-la metropolitano), 4 (Parterre monumentale) sono da prevedere azioni legate alla salvaguardia e semmai al ripristino, alla valorizzazione delle risorse già percepite, scegliendo semmai l'alleato più adatto: probabilmente il country user per le acque e i monumenti, beni condivisi e apprezzati a livello metropolitano e spesso trascurati a livello locale, l'utente di nicchia per gli ambiti Sangri-là, da tenere fuori dai circuiti più frequentati proprio per salvaguardare l'integrità d'insieme.
Per gli ambiti di tipo 2 (Prevalenza delle campagna) sono da prevedere azioni legate alla gestione delle conduzioni e del "normale" utilizzo del costruito, con politiche che riescano ad incidere sulla relazione paesistica basilare della difficile e sfuggente figura dell'imprenditore di campagna metropolitana, riconoscendo i rischi della sua evoluzione prometeica, capace di trasformarsi da coltivatore in cavatore rimanendo legato al proprio paesaggio, o viceversa ad abitare in un capannone per farsi artigiano e piccolo industriale senza più relazioni con il territorio a seconda delle opportunità.
Per gli ambiti di tipo 5 (Parco urbano) e 6 (Green way) vanno previsti progetti innovativi per la formazione di nuovi paesaggi che facciano da fulcro identitario per gli ambiti circostanti: sono localizzati nei tratti deboli del paesaggio, dove l'aggressione circostante e la perdita di riconoscibilità impediscono di individuare risorse interne per una valorizzazione. Possono quindi diventare, per localizzazione spesso preziosa per la qualità paesistica, ambientale e territoriale delle attrezzature, delle infrastrutture e degli insediamenti circostanti, la moneta di scambio per valorizzare il costruito con minimo impatto per l’identità paesistica e la qualità ambientale degli altri spazi aperti, più ricchi di risorse proprie, messe a rischio da eventuali alterazioni anche modeste. Gli interlocutori in questo caso non sono soltanto i portatori di sguardo locale (in termini istituzionali i sindaci e gli strumenti urbanistici locali) ma anche i gestori delle grandi infrastrutture e attrezzature, sempre più disponibili a dedicare investimenti alla mitigazione dei propri impatti, ma spesso anche incapaci di scegliere modi e luoghi adatti, partendo da una visione solo funzionale e non paesistica delle relazioni territoriali.