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Una strategia articolata per riconquistare il paesaggio perduto intorno a Torino
Ogni ipotesi di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dell'area metropolitana di Torino, condotta a tavolino e con criteri tipologici, deve essere rivista a fronte di una situazione così articolata e ricca di potenzialità quale emerge dall’indagine di dettaglio sul paesaggio percepito.
Questo è il primo risultato della ricerca, che ha innescato gli approfondimenti progettuali degli ambiti riportati in appendice allo Schema direttore.
D’altra parte si sono messi in evidenza alcuni assi strategici fondati sulla specificità di situazioni particolari, ma così integrate e connettibili da consentire di valorizzare il senso comune del paesaggio, nello spazio aperto periurbano nella regione torinese, non solo in particolare ma nel complesso.
Anzi, le prospettive strategiche ad hoc indicano proprio la via per il superamento dell’impasse operativo che spesso limita le considerazioni generiche sul degrado imposto dalla crescita urbana. Infatti sono troppo spesso impotenti, se fate genericamente, le pur giuste denunce della sopraffazione del sistema di segni agricoli, della banalità priva di identità degli sviluppi edilizi di periferia, siano essi ad alta o a bassa densità, della interruzione delle relazioni fruitive che storicamente rendevano organico il sistema costruito con quello colturale.
A fronte di queste problematiche, qui assunte come dati dai quali ripensare la strumentazione necessaria per una prospettiva di ri-conoscimento identitario, si ritiene che le strategie da attivare debbano fare riferimento a risorse strutturali ancora soggiacenti e semmai da rivalutare, non uniformi sul territorio ma diversamente distribuite e, forse, utili per innescare processi di valorizzazione purché si tenga conto dell’estrema particolarità dei casi e addirittura del rischio, in alcuni casi, di un contrasto tra gli effetti locali e quelli di rete.
Se la forza di un indirizzo strategico e la sua fattibilità sta nel fare affidamento su risorse latenti e su capacità operative implicite negli attori presenti sul territorio, vanno caso per caso individuati i luoghi e le dimensioni in cui integrare risorse e soggetti di riferimento.
Nel nostro caso l'indagine sul paesaggio percepito non ha solo partecipato ad individuare le risorse, che nella redazione del progetto strategico sono state lette in modo incrociato tra i diversi assetti di indagine (ambientale e storico-culturale, oltre al presente, paesistico-antropologico); si è invece influito direttamente sulle linee d’azione strategiche, distinguendo le più adatte a ciascuno tipo di "sguardo", con riferimento alle tipologie di cui al paragrafo "Il paesaggio di Corona Verde (2). Il senso delle trasformazioni". Si è distinto tra il "country users" metropolitano, il conoscitore locale e lo scopritore di nicchia, sapendo di non poter indirizzare la rivalutazione delle risorse sottoutilizzate a tutti i soggetti, ma di dover decidere quale privilegiare scegliendo di volta in volta quello che pare avere più capacità di mettere effettivamente in valore le risorse sottoutilizzate, quello con cui stringere patti di collaborazione rispetto ad una o l'altra risorsa.
Sulla base di questa premessa, di seguito si riassumono le componenti strategiche specifiche utilizzate per indirizzare il programma di azioni dello schema direttore ai temi del paesaggio di Corona verde, riassunto nella tavola “Prospettive”: uno schema di massima sono cui sono localizzati gli ambiti e i tracciati più direttamente interessati da ciascun tipo di azioni strategiche direttamente riguardanti il paesaggio.