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Il paesaggio per la gestione degli enti locali

Convegno
IL PAESAGGIO PER: STRATEGIE AL TEMPO DELLA CRISI PER ABITARE MEGLIO SEMPRE

Torino, 10-12-2010


Il paesaggio per la gestione degli enti locali

Oriol Porcel
geografo, catalano, direttore di Recep-Enalc (Rete europea degli enti locali e regionali per l’applicazione della Convenzione europea del paesaggio)

Per rispondere al tema specifico del convegno: a cosa serve il paesaggio? conviene portare un esempio di piano strategico locale, in cui il ruolo del paesaggio emerge in tutta la sua funzionalità per il progetto.

Si tratta di un lavoro del 2006 per un piccolo comune a circa 40 km. da Barcellona. I piani strategici nascono all'interno del mondo economico, delle imprese e poi si è trasferiscono nella pianificazione del territorio, comunque la maggior parte dei piani ha assunto lo sviluppo economico come principale fattore di riferimento.

All’inizio degli anni ‘90 le grandi aree urbane hanno sviluppato piani strategici che poi si sono diffusi come strumentazione utile a livello locale, ma comunque non si può paragonare un piano strategico sviluppato per una città come Barcelona che ha quasi 3 milioni di abitanti con una piccola municipalità che oggi non arriva a 15.000 abitanti.

In più il comune qui presentato, Corvera, si trova in una regione montagnosa. La legge catalana proibisce di costruire su pendenze maggiori al 20% e una buona parte del territorio di Corvera ha una pendenza maggiore; ma comunque dal 1990 l’insediamento ha conosciuto una crescita importante, dovuta alla migrazione metropolitana, alla ricerca di un'immaginata qualità di vita, molto in relazione ai valori paesistici.  Oggi la più parte di Corbera è interessato da processi di urbanizzazione diffusa, a bassa densità insediativa; c'è un nucleo urbano originario storico, cui si sono aggiunti 30 nuclei recenti insediati a bassa densità.

Se Corbera inizialmente era conosciuta per l'elevatissimo valore paesaggistico del suo territorio montano, oggi, in seguito alla massiccia edificazione, ha perso gran parte di quel valore.

Per il piano strategico si è posto come primo elemento fondamentale la conoscenza esatta del territorio; il lavoro di conoscenza del territorio è durato più di un anno per la difficoltà di reperire i dati, che dovevano avere un alto livello di dettaglio. Ad esempio sono state censite le piscine di Corvera, la cui densità è molto elevata (indice di un abitare non collettivo, ma individuale). Oltre al territorio, si sono indagate le caratteristiche socio-economiche della popolazione e un modello di evoluzione secondo i trend rilevati.

Dopo l'analisi esaustiva del territorio ci si è interrogati sul futuro di Corbera, scegliendo di non individuare un modello di sviluppo industriale, scartato della popolazione abitante, ma al contrario di puntare sul valore paesaggistico, che oggi è poco valorizzato.

Quindi a cosa serve il paesaggio? A Corbera è servito a pensare la pianificazione urbanistica nuovamente, a dare delle linee guida per la protezione civile, per la politica della mobilità, per la politica sociale, per la valorizzazione ambientale, all'identità individuale e collettiva con il luogo.

Il piano è indirizzato a trasformare i consumatori del territorio in abitanti, che vivano quel luogo e se ne sentano parte, per poi passare a lavorare per la coesione sociale di questi abitanti.

Da dove partire per costruire il piacere di abitare quel luogo, cosa è stato fatto per raggiungere questo obiettivo? In primo luogo la distribuzione dell’insediamento: la gente cerca il valore del paesaggio, come è testimoniato da tutte le abitazioni costruite su pendenze molto forti, e il piano urbanistico esistente favoriva l'insediamento di una parte di territorio, che, se fosse stato realizzato, avrebbe distrutto i desideri di tutti coloro che erano venuti a cercare il paesaggio a Corbera.

Quindi si devono cercare altre aree da insediare, ovviamente solo se necessario. Per individuarle  è stata analizzata la copertura del suolo, soprattutto in relazione alla questione della protezione civile, perchè abitare un luogo così fa piacere ma è anche un rischio: ad esempio era un paesaggio vitivinicolo ma oggi è interamente boscato, e il bosco è altamente infiammabile. In Spagna la protezione civile è predisposta non per la prevenzione ma sempre in termini di emergenza: si aspetta l'evento. Corbera non può aspettare l'emergenza perché sarebbe una catastrofe, quindi bisogna anticipare l'emergenza; il bosco manca di una pianificazione della protezione civile, è degradato, è combustile, non è gestito. In questi termini viene prima il paesaggio di qualità o la sicurezza? Sono collegati, e il piano strategico tenta di ottenere un risultato di qualità per l’uno e per l’altro parametro.

D’altra parte in Catalogna manca la pianificazione dell'infrastrutturazione sociale, delle politiche sociali (scuola, ospedali, servizi sociali, … ), si pensa sempre in termini di domanda concentrata, che nella città ha una sua logica, ma a Corbera ovviamente manca, perché l'edificato è più diffuso, non si può concentrare tutto nel centro (si formerebbe un ingorgo continuo).

Quindi è stata analizzata la struttura viaria del comune ed è stata confrontata con il modello di sviluppo residenziale e con le pratiche quotidiane degli spostamenti, ed è risultato evidente che il sistema viario recente tende a concentrare i flussi in punti sovraccarichi. Quindi si è pensato di recuperare la rete delle strade vicinali: ciò significa recuperare il paesaggio ma anche strutturare il territorio, renderlo più accessibile; se si potenzia la rete dei sentieri si può strutturare la viabilità per percorsi alternativi senza essere vincolati a percorsi obbligati. Tutte queste scelte sono state fatte coinvolgendo i cittadini, che tuttavia sostenevano di non voler asfaltare i sentieri, perchè si sarebbe distrutto ancora di più il paesaggio. Ma perché asfaltare i sentieri? Esistono anche altri modi alternativi per rendere carrabile un percorso.

E’ stato fatto anche un lavoro di analisi molto approfondito della rete idrografica: sono reti che strutturano il territorio soprattutto fruiti nel periodo estivo, ma d'inverno diventano un problema con la pioggia e le alluvioni; anche in questo caso il progetto serve non solo per recuperare il paesaggio ma anche per rendere più sicuro il territorio.

La pianificazione in Catalogna, si è dedicata alla concentrazione urbana e alle sue  infrastrutturazioni, ignorando il territorio restante; ma prima bisogna pensare a ciò che non è densamente urbanizzato, il paesaggio, dove l'intervento dell'uomo è stato limitato ad alcuni sentieri e a pochi interventi, dove comunque una indicazione progettuale forte è indispensabile.

Infatti il territorio continua a trasformarsi, si è sempre trasformato, non si può congelare, e quindi bisogna capire come si trasforma: il paesaggio aiuta a leggere il supporto territoriale per poterlo successivamente pianificare. Se sappiamo leggere il paesaggio possiamo avere un territorio di qualità e possiamo gustare il piacere di abitare.  Dobbiamo stare attenti a non distruggere il paesaggio ma a valorizzarlo, in quanto narrazione, racconto, non in quanto fine.

Quando si trattava di fare il piano strategico non si riusciva a parlare con la maggior parte dei cittadini in termini di piano urbanistico: un giorno abbiamo provato a parlare di paesaggio, e la gente ha iniziato a capire: il racconto comprensibile non deve fare riferimento alle unità urbanistiche ma al paesaggio in trasformazione che tutti in qualche modo conoscono.

Letto 4772 volte Ultima modifica il Mercoledì, 22 Dicembre 2010 21:59