[Capitolo 5 della mostra Per il paesaggio|For Landscape] [Capitolo 1] [Capitolo 2] [Capitolo 3] [Capitolo 4] [Capitolo 5]
In un mondo ideale, di competenze integrate, il racconto del paesaggio è materia prima per le scelte progettuali. Nel mondo ideale l’architetto (o l’ingegnere, o il geometra) è consapevole di partecipare all’evoluzione di un sito complesso, denso di significati preesistenti. Sa che il suo intervento verrà metabolizzato nel sito e verrà valutato per il suo contributo al valore complessivo del luogo, che il progetto sarà buono in quanto utile per il paesaggio a cui partecipa. Sa che il giudizio verrà a partire dai siti dello spazio pubblico, che sono il teatro identitario di chi usa la città, e dalle strade di transito, che sono i palchi del teatro di chi guarda il territorio aperto. Nel nostro mondo lo studio paesistico preventivo, direttamente indirizzato a supportare gli interventi, serve a mettere in sintonia le ragioni endogene del progetto con quelle esogene del paesaggio in cui il progetto si inserisce, compiendo il primo passo di quel percorso virtuoso che avvicina alla pratica del progetto utile per il paesaggio. Dall’indagine sul paesaggio contestuale e dal racconto dei luoghi emergono le regole implicite, i ritmi, le dimensioni e le densità caratterizzanti, i ruoli attesi delle varie parti. Di questi aspetti va tenuto conto, per rendere accettabili le innovazioni ove necessarie, e per adeguarsi ovunque possibile, adottando caso per caso nuove modalità. I bordi urbani mal definiti e lo spazio pubblico poco significativo sono due tipi di luoghi dell’urban design in cui è più affascinante provarsi nel progettare utilmente per il paesaggio, richiedendo flessibilità agli strumenti urbanistici, perequazione coordinata agli operatori, adeguamento continuo delle esigenze tecniche endogene ai requisiti emergenti dall’indagine paesistica. Si deve assumere l’obiettivo di rendere esplicito, per ogni intervento, un miglioramento e non un peggioramento mascherato della situazione preesistente. Perciò va affrontato il giudizio pubblico, a partire da una indagine preventiva che evidenzi le valutazioni in corso sull’area da trasformare nel senso comune del paesaggio, da mettere in confronto con il paesaggio risultante ad intervento avvenuto. D’altra parte sono uno straordinario campo di sperimentazione anche i contesti aperti, dove il progetto può impegnarsi ad accelerare i processi trasformativi che già sono propri delle dinamiche naturali o storiche. O ancora, nel caso di interventi imposti per ragioni funzionali estranee alle dinamiche del paesaggio locale, è interessante verifcare il ruolo che può svolgere uno studio paesistico, molto più di uno ambientale, a minimizzare gli impatti, a ottimizzare la cura delle ferite, in ogni caso per sortire paesaggi diversi da quelli precedenti ma ugualmente accettati e inseriti nel senso comune come un valore aggiunto. |
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