Nell’articolo Ricucire il patchwork delle identità locali, pubblicato nella sezione Doc di questo sito, si conclude descrivendo l’Italia oggi come il regno della Bella addormentata durante il sonno.
E’ certo che, ad avviare una strategia per rianimare “la Bella addormentata”. non basta una ricognizione che individui genericamente le forze potenziali per agire sulla cultura del territorio. Per smuovere la ruggine, occorre un massiccio investimento di energie, di capacità organizzative, comunicative, tecniche per rendere più fluidi i rapporti tra enti, operatori e società. Ma tutto questo, ammesso che un governo illuminato abbia la forza e il coraggio di promuoverlo, non può avere successo se prima non si è rotto l’incantesimo. Occorre un’iniezione di consapevolezza e di senso di responsabilità che intercetti i cittadini di buona volontà e li rimetta in ascolto della propria città, come si dovrebbe fare con ogni cosa amata, per capirne i bisogni e le necessità di cura. Solo così emerge il ruolo di chi sta lavorando per la città, e gli si possono chiedere prestazioni più organizzate ed efficaci.
Infatti sino ad ora il ruolo degli attori presenti sul territorio per la cultura è stato quasi irrilevante, agli occhi dei cittadini e degli amministratori, perché le loro attività sono diffuse ma frammentate, poco in rete, spesso ignote le une alle altre, trascurate o addirittura considerate un ostacolo dalle istituzioni. E anche il patrimonio culturale, materiale e immateriale, che viene curato a livello locale e che costituisce il tessuto di base del nostro stesso Paese (come abbiamo cercato di raccontare più sopra) è ormai largamente sconosciuto dagli abitanti stessi, che al più ne sanno collocare sugli assi storici e geografici gli aspetti principali, rimanendo comunque in ombra tutto l’effetto sistematico e relazionale che ha fatto la città, il suo sapere, la sua fama.
Dunque l’obbiettivo immediato è dare consapevolezza della forza culturale a disposizione delle città, nel loro patrimonio di cose e di persone, e richiamare tutti, a partire dagli operatori stessi, ad un senso di responsabilità operativo verso quel patrimonio. Si tratta di generare per la cultura urbana diffusa lo stesso processo di coinvolgimento che si è finalmente innescato per l’ambiente, dopo 50 anni di tentativi.
Occorre rendersi conto, nelle città e nelle menti dei partecipanti stessi, che sono numerosissimi quelli che stanno svolgendo un ruolo nella produzione e nella gestione del paesaggio culturale locale, che le loro attività, spesso sconosciute, possono diventare rilevanti se opportunamente messe in vetrina e organizzate in rete, utilizzando i media attualmente accreditati e le modalità più riconosciute dalle nuove generazioni.
E’ uno sforzo comunicativo complessivo che crediamo sia in grado di superare l’attuale situazione di stallo e far riconoscere, a partire da ciascuna situazione locale, le disponibilità di azione giù presenti, che costituiscono una risorsa potenziale straordinaria, probabilmente l’unica che oggi può valorizzare l’intero Paese, mettendo in primo piano la riscoperta delle sinergie del nostro patrimonio e dei nostri paesaggi urbani e territoriali.
Si tratta di uno sforzo epocale, dello stesso ordine di quello affrontato nel periodo postunitario, a cui il Touring Club diede un così importante contributo. Anche ora, in tempi di centralizzazione delle politiche, occorre dare gambe ad iniziative puntuali ma con un effetto progressivamente coprente, come quelle di allora, senza nascondersi l’enorme difficoltà di una strategia partecipativa in questi tempi settari e litigiosi.
Noi abbiamo cominciato. Con l’Associazione LandscapeFor abbiamo predisposto e messo a disposizione dei territori che intendano utilizzarlo AtlasFor.
E’ uno strumento che consente a ogni società locale di attivare il primo passaggio: far prendere consapevolezza a tutti di quanto si abbia in città o sul territorio, della complessa proprietà culturale che ad essi è assegnata dalla storia e dalle attività che tuttora si svolgono, per valorizzare i beni e per proiettare nel futuro il feeling del sapere locale sin qui accumulato.
Per questa presentazione del patrimonio locale si è scelto il format “atlante” scegliendolo tra gli altri tipi di elenco di beni e di attività (la guida, l’enciclopedia, la sedimentazione storica etc.), proprio per incentivare la riscoperta dei luoghi, delle relazioni di prossimità tra beni e attività, per favorire le emozioni della serendipity, l’incontro casuale di cose e persone che non si conoscono in una città che crediamo di conoscere.
AtlasFor è una web-app open-source, che rende disponibile una piattaforma online con accesso diretto dal sito www.landscapefor.eu, dove su mappe sono localizzati i punti di interesse (POI) riguardanti il patrimonio e le attività culturali e si aprono dossier che li illustrano, usando prevalentemente immagini.
È portabile su smartphone e su tablet e consente quindi di visitare la città e il territorio avendo come appoggio la documentazione di AtlasFor.
Per popolare AtlasFor è stato redatto un progetto editoriale che si svolge con modalità e strumentazioni che fanno fronte operativamente a tutti gli aspetti critici della situazione che abbiamo evidenziato in premessa. Il progetto editoriale s’intitola APPA - Atlante del Patrimonio e del Paesaggio attivo, a sottolineare la specificità fondamentale della nostra iniziativa, che punta direttamente sugli operatori locali, che diventano “Paesaggio attivo” nel momento in cui partecipano alle vicende urbane, nel nostro caso non solo mettendo in vetrina le loro attività ma anche contribuendo alla redazione dei materiali e dei racconti costituenti le schede dei POI.
APPA è un programma avviato da due anni e oggi, verificatone il funzionamento in ambiti come Torino o Este, possiamo riguardarlo nel suo complesso esponendo i criteri che sono alla sua base in modo ordinato. Ci pare che il metodo fondamentale seguito, di raggiungere con ogni parte del nostro progetto un equilibrio tra aspetti diversi e apparentemente contrastanti, sia anche quello che con maggiore semplicità descrive la nostra iniziativa in risposta alla complessa crisi del paesaggio che vogliamo contrastare.
Per questo, come conclusione, proponiamo le cinque coppie di aspetti funzionali e di contenuto che sono affrontate sinergicamente nel progetto APPA e che possiamo considerare le colonne fondanti del nostro progetto.
4.1 Patrimonio/Paesaggio attivo
Del Patrimonio AtlasFor documenta ciò che maggiormente partecipa a comporre il senso di ciascuna città e di ciascun territorio come Bene Comune. Quindi da una parte i punti d’interesse, storici o recenti, di architettura o di vita sociale che connotano e rendono memorabile lo spazio pubblico e le morfologie del paesaggio aperto, e dell’altra quegli aspetti immateriali che definiscono i caratteri riconosciuti di un luogo: dal know-how che sta dietro alle produzioni tipiche (ad es. in Langa) o alla capacità di organizzare eventi ricorrenti (ad es. a Spoleto), alle maestrie artigianali e artistiche (ad es. a Cremona).
D’altra parte siamo convinti che il senso della città come Bene Comune non derivi solo dalle pietre o dalla cultura storicamente consolidata ma anche dalle buone pratiche, dalle “belle azioni” di chi si prende cura della cultura e della qualità della vita urbana, dai progetti realizzati, dalle attività che funzionano per gestire le complessità contemporanee.
Gli operatori che curano queste iniziative si muovono per lo più nell’ambito sociale dei “produttori e curatori di cultura”, che abbiamo evidenziato come risorsa primaria di ogni processo di valorizzazione del paesaggio. Essi vengono segnalati in AtlasFor come “Paesaggio attivo” per le loro realizzazioni e servizi utili alla qualità della vita locale e alla salvaguardia del Bene comune di ogni città o territorio.
E’ un mondo complessivamente sconosciuto, ricco di sorprese positive, difficile da far emergere, anche perché tocca una ricca varietà di produzioni sino ad ora tenute settorialmente separate: dai “normali” gestori di beni culturali ai curatori di centri di performing art, dagli innovatori nel sociale, per l’accoglienza e l’accessibilità agli operatori per la formazione permanente in temi culturali, per la ricettività e la ristorazione etc.
Per riuscire a far emergere le eccellenze del “Paesaggio attivo” abbiamo attivato due canali: da una parte contiamo sulle capacità di ricognizione di “antenne” locali, scelti tra gli stakeholder e i grandi conoscitori delle vicende del territorio, o acquisendo le selezioni nazionali o internazionali dei contest per le migliori performances settoriali e facendole “atterrare” nei luoghi dove si producono o sono situati gli operatori. Così stiamo facendo con i selezionati nei Premi del Paesaggio, con le attività dei Club per l’UNESCO, con le azioni programmate dai Parchi o dagli Ecomusei o con le attività ricettive o di ristorazione scelte da Slow Food.
Localizzando le iniziative o i servizi di maggiore qualità emergono singolari aspetti di prossimità e di relazione sia tra gli operatori, sia tra questi e gli aspetti patrimoniali della città: i luoghi significativi e quelli produttivi di cultura, le architetture notevoli o i paesaggi tradizionali si incrociano e suggeriscono possibili sinergie con i centri di attività e i luoghi di innovazione.
4.2 Highlights/Beni diffusi
Obiettivo primario di APPA è la “territorializzazione” del riconoscimento del Patrimonio culturale: si vorrebbe passare da un immaginario dell’identità dei luoghi fatto solo dai “beni-bandiera” alla pluralità dei punti di interesse diffusi e soprattutto ad un effetto di insieme che faccia apprezzare in una sorta di feeling le specificità complessive di ogni città o di ogni ambito territoriale. La necessità di una strategia di integrazione tra highlights e beni diffusi è emersa in modo evidente in una sede appropriata: la Conferenza nazionale dei Beni UNESCO del 2016, in cui al lamento dei Siti sconosciuti e isolati si accompagnava, in un bilanciamento negativo, quello dei sindaci dei paesi soffocati dal turismo mordi-e-fuggi che il logo UNESCO richiama. La Valle Camonica soffre come S. Giminiano per opposti motivi, riconducibili comunque alla incapacità di “spalmare” i visitatori sul contesto territoriale, raccontando adeguatamente le qualità dei beni “minori” e facilitandone l’accesso e la comprensione d’insieme con appositi itinerari.
A fronte di questa situazione il Progetto APPA, per iniziare a popolare le mappe delle città e del territorio nazionale, ha individuato una prima serie di ambiti da documentare: quelli di contesto dei Siti UNESCO e delle vie storiche (consolari e medioevali), in cui, dai valichi alpini delle Vie Francigene a alle bellezze intorno a Palermo contiamo di raccontare oltre 5.000 punti di interesse.
Il criterio seguito è quello di mostrare i luoghi a partire dai loro aspetti che realmente “fanno la differenza”, cioè che connotano la specificità e l’identità di quell’ambito (come Barthes diceva del punctum che rendeva significativa ogni fotografia).
Nel territorio il punctum identitario non è sempre il castello o il duomo: in certi paesi del Piemonte o delle Marche interessa più il muro di fondazione che le torri coi merli (perché solo con quel muro si può giocare da secoli alla pallapugno - o col bracciale ), o conta la caletta dei pescatori più della passeggiata a mare, la piazza del mercato più di quella del municipio.
Dunque APPA segue una strategia “dissipativa”, mette continuamente in relazione i punti di interesse con il loro intorno, evidenzia gli aspetti del patrimonio culturale, monumentale o meno, per il ruolo che svolgono (ora o allora) nella città vissuta, fa emergere componenti anche minori del territorio produttivo o seleziona itinerari perché fanno emergere storie intriganti, o per la collocazione in luoghi affascinanti, o perché sono indizi di altre curiosità da scoprire.
4.3 Immagini/Racconto
Se cento anni fa il Touring Club presentò i libri fotografici delle regioni d’Italia come una novità, oggi è evidente che la comunicazione è con assoluta prevalenza affidata all’immagine (ferma o preferibilmente in movimento). L’immagine non è un segno denotante un significato preciso, è piena di connotati, veicola un senso approssimativo ma coinvolgente componenti sentimentali, rimandi ad altre immagini secondo connessioni soggettive che sfuggono alla ragione.
Negli ultimi 100 anni le immagini sono diventate pervasive, e non documentano solo la cultura “ufficiale” ma anche la cronaca, il costume, le canzoni, le ambientazioni dei film, i particolari che sfuggono a prima vista. Sono contenuti di conoscenza ed emozione, che mettiamo a disposizione nel momento dell’approccio diretto, organizzati per la visita in una narrazione continuamente implementabile. Infatti AtlasFor sfrutta la tecnologia che offre la possibilità di disporre di immagini e video di fronte a un monumento o in un qualsiasi luogo, per vedere com’era o come sarà, per confrontare l’atmosfera di allora con quella attuale. Foto o video presentano la storia, i progetti, gli eventi, i contesti e le opere d’arte che hanno visto protagonista ciascun bene del patrimonio culturale, ciascun luogo della città.
In questo modo si forma un libro illustrato: la scheda di ciascun punto di interesse presenta un’immagine con una didascalia per ogni pagina.
Ma la comunicazione per immagini, non coordinata e ben integrata, rischia di alimentare quella frammentazione dell’informazione e quella incapacità di comprensione della complessità che sono la peste degli approcci alla cultura delle ultime generazioni.
Quindi, se da una parte AtlasFor fornisce sequenze di immagini per arricchire il feeling della visita, dall’altra le si vuole collegare secondo un fil-rouge che ne tenga insieme il senso, facendole partecipare ad un unico ritratto di ciascun luogo.
Per svolgere questo compito, difficile ma indispensabile, stiamo provando una modalità di scrittura concentrata nella didascalia delle immagini ma secondo uno svolgimento che sviluppi ogni scheda come un racconto, a partire dalla collocazione del luogo nel contesto, dalla sua storia, dai progetti che l’hanno definito, sino agli eventi di cui è stato teatro, ai particolari intriganti che nasconde, alle sensazioni che gli artisti hanno provato e cercato di veicolare.
Si vuole ottenere un racconto in cui la scrittura sia al servizio delle immagini e ne costituisca il connettivo. Per questo cerchiamo di unificare uno “stile” di AtlasFor, da declinare però nei contributi dei molti autori che ci stanno aiutando, perché per ogni città, per ogni territorio sono necessarie le parole di chi ha ormai quel paesaggio nel suo DNA e ne sa far sentire il profumo d’insieme a partire da un particolare, da un evento, da un ricordo.
D’altra parte cerchiamo di cogliere il racconto degli operatori del “Paesaggio attivo”, perché nessun giardino è interessante come quello che ti viene presentato da chi lo cura ogni giorno. E l’Italia, “giardino d’Europa”, ha giardinieri in ogni dove: centinaia di migliaia di persone che si danno da fare per mantenerlo e offrirlo al meglio al visitatore, anche con la capacità di narrazione che deriva da un sapere consolidato.
4.4 Documentazione d’archivio/Vetrina delle iniziative
La possibilità di portare sui luoghi documenti iconografici di ogni genere apre scenari operativi molto articolati. C’è una variegata offerta potenziale: pensiamo all’archivista che conserva carte storiche infragilite dal tempo e ogni anno meno esponibili, al collezionista che ha lasciato un tesoretto di foto d’epoca, all’architetto che sta perdendo i propri progetti disegnati su lucido e riprodotti in eliografie. Se carte, foto, progetti fossero digitalizzati, potrebbero diventare pubblici senza rischi, mentre gli originali potrebbero essere conservati in ambienti adatti, senza nessuno che ne chieda più l’accesso. Ma tutto ciò avviene con fatica e solo per i documenti più “utili”, anche perché sino ad ora non se ne vede la domanda, se non da parte di pochi studiosi o laureandi.
Invece c’è una domanda potenziale, e l’abbiamo verificato a Torino con 300 studenti per l’Alternanza scuola-lavoro e con l’Ordine degli architetti: ogni insegnante vorrebbe mettere in mano agli studenti un tablet che contiene le immagini della storia che è passata su un luogo e andare a discuterne proprio in quel luogo; ogni architetto vorrebbe andare a vedere un’architettura recente potendo disporre, lì davanti, delle sezioni e delle piante di progetto che, forse, sono state pubblicate in una rivista specializzata dieci anni prima.
Dunque AtlasFor è organizzato per esporre i documenti iconografici con riferimento ai luoghi: offre un modo immediatamente utile di rendere pubblici i preziosi archivi di immagini degli operatori istituzionali, dall’Istituto Luce agli Archivi di Stato, e degli innumerevoli archivi privati, inediti per i costi di pubblicazione cartacea (o editi e finiti in scaffali polverosi). Ma solo negli ultimi mesi i canali istituzionali stanno progressivamente diventando abbordabili dall’utenza ordinaria e alcuni detentori di archivi iconografici privati stanno entrando in contatto con l’Associazione Landscapefor. Sino ad ora abbiamo cominciato a riportare sulla mappa il racconto del territorio con i materiali disponibili in rete o nelle pubblicazioni che lo consentono.
È qui che si trovano le cartoline della città di una volta, i siti della nostalgia con cui abbiamo aperto il discorso, ma si tratta comunque di un immenso archivio informale, apparentemente raggiungibile con una semplice query su Google, ma di fatto frammentario, non ordinato e quindi, all’occorrenza, impraticabile ai nostri fini se non come deposito di materiale da organizzare in racconto, luogo per luogo.
Ma, per documentare la coppia Patrimonio/Paesaggio attivo, parallelamente ai documenti d’archivio AtlasFor riproduce documenti sulle iniziative culturali, per offrire un racconto integrato dei luoghi, tra storia, progetto e attualità.
In questo senso AtlasFor offre una vetrina a disposizione degli operatori che svolgono servizi di qualità o curano la qualità culturale del territorio. Sono le attività delle associazioni che raccolgono testimonianze storiche, dei curatori di beni altrimenti in abbandono ma anche degli “hotel de charme”, dei produttori di vini o cibi tipici.
Negli ambiti territoriali interessati da APPA (nel 2019 le regioni del nord-ovest) si offre ad una selezione di operatori del “Paesaggio attivo” una sorta di vetrina, in modo da favorirne la capacità di promozione con la segnalazione autonoma delle proprie iniziative, non solo nella costruzione della scheda della propria attività localizzata, ma anche con la dotazione di una finestra News che riprendendo gli avvisi postati su Facebook da ciascun soggetto fa brillare l’icona del loro POI sull’Atlante nei giorni precedenti l’evento e viene pubblicata su un Calendario Eventi locale e/o di rete. Un esempio è il Calendario del “Paesaggio attivo” a Torino, dove , attraverso alcune “antenne” per ogni quartiere si sono coinvolti oltre cento soggetti (attivabile dall’archivio di AtlasFor Torino Itinerari del centro).
4.5 Racconto dell’Ospite/Sguardo del Visitatore.
Secondo noi chi ai luoghi dedica cure e attenzioni è anche il più adatto a fornire materiali e chiavi interpretative per descriverli. Vorremmo che ciascuno degli operatori locali coinvolti vestisse i panni di un ospite che riceve amici e che fornisce ad essi un racconto delle vicende che ha vissuto in quei luoghi o che a sua volta ha sentito raccontare.
Cerchiamo in essi il Racconto dell’Ospite perché è più intrigante, più emozionante, più coinvolgente di qualsiasi altra guida. Perché fa conoscere, a un pubblico vasto e internazionale, persone e non solo pietre, attività e non solo monumenti, orgoglio locale e senso d’identità e non solo storia o natura. Perché rende automatico e conveniente l’aggiornamento, sulla base delle “vetrine” dove gli operatori riportano le iniziative, i servizi, i prodotti, gli eventi.
Ma al Racconto dell’Ospite, curatore fondamentale dei contenuti dell’Atlante, noi vogliamo accompagnare il dito alzato, l’osservazione impertinente, l’ironia di chi guarda dal loggione.
Ci interessa il foresto geniale che percepisce al volo un feeling, una traccia, un segno implicito e da questo, come al mulinello di un pescatore di fiume, risale a un nucleo forte di quel territorio, porta a galla un pezzo sommerso di cultura e di modo di fare, suggerisce una via che si perde nel torbido ma che intriga, che pare portare a stanze inesplorate di un luogo che si credeva, sino a un attimo prima, di conoscere in ogni sua piega.
Vogliamo cogliere il prodotto di un altro tipo di curatore del paesaggio, non stanziale ma nomade, esploratore: è il fotografo che cammina sui crinali, il blogger che passa la sera al tavolo con buon vino e vista sulla piazza, il performer che anima un prato al margine del bosco in una sera d’estate, l’architetto che rende abitabile una rovina. È lo Sguardo del visitatore, frutto di un’esperienza, di un vissuto concentrato spesso in poche ore, con pochi testimoni. È un tesoro che si perde, se non lo si conserva a portata di ogni altro visitatore, a disposizione di chi di nuovo fa l’esperienza di quel paesaggio: il video o la foto non riprodurranno certo l’intensità di quella esperienza produttiva, ma sono meglio che niente, e soprattutto portano tutti ad imparare la lezione n. 1 del paesaggio: un luogo è un’incitazione a guardare con altri occhi, ad ascoltare con nuove orecchie, a toccare con mano scorze e pietre, a parlare con persone semplicemente perché sono lì.
Ecco: AtlasFor vuole far confluire sul curioso (“del luogo” o “a luogo”, come i complementi latini) immagini e video che portino stimoli diversi e complementari: da una parte dagli archivi della memoria e del sapere consolidato locale e dall’altra dalle sensibilità e dalle progettualità più diverse che, prese dalla potenza di quel paesaggio, hanno reagito e secreto segni incisivi e destabilizzanti.
Un’intera sezione di AtlasFor è dedicata a esporre le riproduzioni d’autore (foto, quadri, video, musiche), nei luoghi a cui si riferiscono. Così, ad esempio a Torino ci possono emozionare le scene di film di Dario Argento o di Ettore Scola, le inquadrature di Bernardo Bellotto o di Mario Gabinio, che possiamo rivedere con il nostro sguardo dal punto in cui sono state prese.
Se con il Racconto dell’Ospite si entra in contatto con il “Paesaggio attivo”, con lo Sguardo del Visitatore il visitatore stesso diventa “Paesaggio attivo”, acquisisce i modelli e gli esempi per vedere con occhi particolari, per aggiungere un tocco interpretativo esterno a quello che ti ha raccontato l’abitante. Infatti AtlasFor consente al visitatore accreditato di inserire le proprie immagini, commentate con didascalia, e di costruire un archivio privato, accessibile solo a lui, per dare forma di storytelling alle impressioni e all’indagine sui luoghi preferiti, con propri dossier e itinerari redatti scegliendo materiali già presenti in Atlas e accompagnandoli ai propri.
Così si completa il progetto: AtlasFor ci fa rendere conto del paesaggio patrimoniale e di quello attivo, componendo dossier di materiali prevalentemente iconografici scelti e raccontati dai curatori locali, dalla capacità di esplorazione di artisti e visitatori d’eccezione ma anche normali, come ciascuno di noi. Tutto serve non solo per mostrare la ricchezza del patrimonio diffuso e le potenzialità del lavoro culturale che continuamente svolgono i mille operatori locali ma anche per renderci consapevoli di quanto sia facile e affascinante lasciarsi coinvolgere nella cura del paesaggio e della città, che sono già nostre o che lo diventano per elezione.