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Un nuovo tema nel panorama delle Aree protette italiane: i parchi metropolitani e periurbani

Sul tema in discussione l'attenzione si può concentrare, fra i tanti stimoli che l'argomento propone, su tre aspetti:

a. l'argomento Parchi metropolitani e periurbani costituisce un nuovo terreno di dibattito per le aree protette, sul quale misurare modelli di gestione e di pianificazione del territorio.

b. il tema può costituire un momento nel quale attuare una feconda ibridazione fra visioni diverse in merito alla gestione dei contesti naturali urbani rappresentate, da un lato, dai parchi portatori del concetto di qualità ambientale del territorio (della salvaguardia del “dato naturale di base” di un contesto territoriale) e, dall'altro, dalle aree urbane, portatrici dell’approccio che potremmo definire della progettualità (dell’operare le trasformazioni al di sopra della pellicola territoriale di un’area).

c. inoltre il ruolo identitario portato dal concetto di area protetta, può costituire probabile tema di rilancio di Strategie per un nuovo sviluppo dei territori urbani e periurbani inseribile all’interno dei Piano strategici redatti nel quadro delle nuove strategie di marketing territoriale dei contesti urbani.


Un nuovo terreno di dibattito per le aree protette


Il tema urbano nel territorio italiano, ed il suo intreccio con le aree protette, è oggi una realtà diffusa che interessa le più vaste aree metropolitane, i medi centri abitati, dalle aree di pianura a quelle costiere. Il network che ne può derivare costituisce un terreno interessante di lavoro.

Le realtà italiane consolidate in tal senso sono ormai numerose distribuendosi fra l’area del torinese con il Progetto Corona Verde, a quella del milanese, alle aree delle città costiere di Genova ed Ancona alla importante realtà di RomaNatura ed a altre numerose esperienze.

La creazione o l’accreditamento al consesso nazionale di  tale nuovo “insieme” deve costituire anche momento aggregativi e di fora che possa presentare al mondo dell’urbanistica questa realtà, in grado di fornire importanti elementi di arricchimento della tradizionale gestione del tema del “verde urbano”, in particolare con l’inserimento dei concetti di corridoio ecologico, di greenways e di rete ecologica. Accanto  a tali aspetti assumono però anche importanza gli aspetti di architettura della gestione di un parco, che si estende per sua natura ad un insieme di azioni che non limitano il suo significato alla gestione naturalistica, ma si estendono agli aspetti della promozione locale sociale, a quelli dell’educazione ambientale ed a quelli della ricerca scientifica, in un corollario di azioni che contraddistinguono per mandato la missione di un’area protetta.


Una feconda ibridazione fra visioni diverse


I parchi rappresentano certamente, nell'esperienza di chi opera nel settore, elementi portatori del concetto orientatore della qualità ambientale del territorio, della necessità di inserire nelle questioni urbane gli assetti naturali del territorio (geologici, morfologici, vegetazionali, faunistici, pedologici). Le aree urbane paiono invece portatrici di un approccio progettuale al territorio, e di una visione e concezione architettonica dell’ambiente.

Queste due visioni non devono tuttavia essere più viste come antagoniste, come era un tempo, e si deve operare per una comune integrazione degli approcci gestionali e progettuali creando una vera e nuova osmosi fra due modi di guardare il territorio del "costruito".

Parchi e qualità ambientale urbana. I Piani di gestione delle aree protette consentono di riaffermare, nei contesti urbani, concetti non così diffusi, quali:

1.     il valore della potenzialità delle aree, vista innanzi tutto sotto i profili pedologici, geologici, morfologici, idrogeologici e poi biologici

2.     la necessità di estendere a tutto il territorio le attenzioni di gestione superando la vecchia, ma ancora presente, dicotomia presente nei PRGC fra costruito e non costruito

3.     l’importanza della pianificazione d’area vasta o intermedia ed il valore dell’indirizzo normativo, del progetto ancor più che della pura norma territoriale

4.     il significato delle reti ecologiche e della costruzione di apparati paesistici complessi nei quali le are protette sono uno dei tasselli

Territori naturali a misura d’uomo. Le aree urbane sono portatrici di un approccio più progettuale del territorio, e di una visione architettonica dell’ambiente attenta alle necessità di natura funzionalista quali:

1.     la necessità di realizzare servizi in senso lato per la fruizione

2.     la necessità di realizzare infrastrutturazioni in senso lato per la fruizione

3.     la previsione di sistemi di collegamenti viabilistici e di mobilità fra territori a verde ed aree abitate

4.     l’utilizzo degli spazi aperti quali luoghi di incontro di raduno

5.     l’inserimento di elementi d’architettura e di costruito all’interno delle aree verdi


Strategie di sviluppo per i territori urbani e periurbani


Da questa ibridazione credo possano nascere nuovi stimoli che individuino misure di azione per la realizzazione di programmi di sviluppo delle aree urbane ad alta sostenibilità, individuando ad esempio due ambiti d'azione:

A. La previsione di pensare agli apparati ambientali presenti intorno alle aree urbane non più come porzioni fra di loro separate ma invece parti di un sistema multispaziale di territori a valenza ambientale, luoghi d’integrazione fra componenti naturali e antropiche, dove le diverse necessità socio-economico-culturali dialogano con i fattori ambientali e naturali.

B. Il recupero culturale del concetto di città come “oggetto significante”, riproponendo il rapporto fra abitante e luoghi del suo abitare, e i concetti della Semiologia dell’Urbanistica come presupposto per nuove politiche culturali e di comunicazione

Strategie di sviluppo per i territori urbani e periurbani: sistema multispaziale di territori a valenza ambientale. Sistema multispaziale di territori a valenza ambientale, può costituire la modalità per pensare a luoghi d’interazione fra componenti naturali e antropiche, avviando la gestione e la pianificazione integrata fra aree diverse, facenti parte del medesimo ambito territoriale urbano, mediante la specializzazione delle aree a diversa vocazione e pensando alle risorse in gioco non più come singole porzioni ma come elementi di un unicum. L'ipotesi può quindi essere quella di creare una "circolarità spazio-funzionale" della città attuata mediante progetti per una città nuova, rete diffusa di risorse naturali, integrata con i centri residenziali e connessa ai centri produttivi e  dei servizi, che ha la sua qualità nel fatto di essere luogo di abitazione e di vita e progetto locale di sviluppo sostenibile basato sul primato delle potenzialità del territorio.

Strategie di sviluppo per i territori urbani e periurbani: recupero culturale del concetto di città come “oggetto significante”. La necessità di costruire un’identità riconosciuta del proprio luogo di vita, deve riprendere l’attenzione dei gestori delle aree urbane, nel solco delle nuove frontiere di analisi dell’urbano in senso semiologico, per far nascere progetti di comunicazione nuovi, base per l’affermazione del consenso verso la conservazione delle risorse territoriali. E’ un semiologo, R. Barthes, che ci dice:

“ … lo spazio urbano in genere (e non solo quello urbano) è sempre stato significante.”

“ …alcuni urbanisti sono costretti a constatare che, in alcuni casi, esiste un conflitto fra il funzionalismo di una parte della città ….e ciò che chiamerò il suo contenuto semantico (il suo potere semantico).”

“….Sappiamo bene che le città che pongono maggiore resistenza alla significazione, e che del resto presentano spesso difficoltà d’adattamento per i loro abitanti, sono proprio le città prive d’acqua, città senza mare, senza specchi d’acqua, senza laghi, senza fiumi, senza corsi d’acqua; tutte queste città presentano delle difficoltà di vita, di leggibilità.”

Accanto a questo approccio possono nascere nuovi progetti culturali e di pianificazione che sappiano reinterpretare porzioni delle aree protette, secondo un concetto quale quello espresso da S. Della Bernardina:

“L’ambiente è diventato uno spazio didattico. Una volta ci si addentrava nella natura selvaggia (che selvaggia spesso non era) per lavorare, per sfuggire alla giustizia, per provare il proprio coraggio o, più semplicemente, per divertimento. Oggi ci si va per imparare ed esercitare la benevolenza nei confronti delle piante e degli animali.”

Sviluppare quindi grandi laboratori d’educazione ambientale nelle aree protette urbane, nei quali realizzare quella efficace coniugazione: la vicinanza fisica e funzionale fra Uomini e Parchi.

Questi nuovi approcci forse potranno consentire di rendere virtuoso l'incontro fra Aree protette e Città: un incontro di idee per costruire paesaggi, ricchi di diversità ambientale, comunicati, vissuti e sentiti, finalmente nuovi paesaggi "consapevoli."

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