Indice
- Copertina
- L’Appennino come paesaggio unitario non esiste
- L’Appennino rappresenta la Montagna
- La Montagna componente del paesaggio peninsulare
- L’Appennino barriera e transito
- La montagna “interna”
- Il senso del paesaggio come collage
- Tipi di paesaggio della montagna “da dentro”
- Reti di paesaggi e fruitori locali
- Chiavi per una interpretazione generale
- Interpretazioni per il progetto
Il senso del paesaggio come collage
Sulla base delle considerazioni sopra esposte si può sostenere che non è leggibile tra gli abitanti una considerazione del paesaggio appenninico articolato e unitario sull'asse nordovest/sudest, che talvolta si presenta integrato ma solo per singole regioni, legate dai massicci locali o ad ambiti pedemontani, che segmentano e dividono la dorsale.
D'altra parte non emergono sistemi reticolari del paesaggio nel suo insieme, intesi come costellazioni di luoghi separati territorialmente ma connessi da pratiche o da memorie che restituiscano dell'Appennino un carattere unitario nel senso comune del paesaggio (come ad esempio quello degli approdi per i navigatori mediterranei, quello delle vie di comunicazione storiche – per i luoghi sacri o i prodotti rari sul versante atlantico o in Terrasanta, quello delle vie della pastorizia montana per alcune specifiche regioni alpine o appenniniche).
Ove ha qualche rilevanza, la continuità reticolare del paesaggio va ricercata negli aspetti specializzati, in chi esplora il territorio con ottiche di settore. Per chi apprezza i luoghi per tipologia, l'Appennino offre molte occasioni di riconoscimento di paesaggi integrati ma discreti, connessi più dal fil rouge della testimonianza episodica e della memoria che da segni espliciti e continui. Si possono così disegnare le reti dei paesaggi delle acque carsiche, della transumanza, della caccia, del monachesimo, delle fortificazioni, delle battaglie recenti o medioevali.
Anche nel rapporto tra le parti, la ridotta integrazione delle tessere che delimitano localmente il senso del paesaggio generale sembra contrastare sia con la densità delle comunicazioni tra i versanti (l'A. è ovunque attraversato salvo i massicci centrali, come sopra accennato), sia con l'oggettiva continuità di una serie di caratteri fisici ed ecologici del sistema montano peninsulare.
Né d'altra parte si può assegnare questa ridotta coesione culturale e antropologica alla povertà di vie di comunicazione in assoluto, vista la densità del reticolo stradale storico e attuale, quale risulta anche statisticamente dalla seguente tabella,
Infatti dai dati emerge che quasi tutte le regioni appenniniche hanno densità di strade superiore alla media nazionale, per abitante[1] e per kmq., pur essendo in alcuni casi con ridotta densità insediativa (Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata hanno territorio per abitante doppio della media nazionale).
La ridotta articolazione del senso del paesaggio reticolare, al di fuori di quello 'domestico' sopra descritto, sembra derivare quindi, non tanto da un fattore oggettivo o funzionale, quanto da un complesso di comportamenti collettivi storicamente consolidati e ancora fortemente influenti in un territorio poco trasformato da modelli esterni, turistici o migratori.
In sintesi si potrebbe spiegare la 'rigidità' rispetto ad una diffusa concezione integrata e reticolare del paesaggio con:
- i comportamenti collettivi, fortemente localistici per ragioni storiche: il perdurare di insule di potentati medioevali sino ad anni recentissimi, l'antagonismo intermunicipale, la storica latitanza dello Stato centrale (poco modificata dallo Stato della Chiesa e dal Regno delle Due Sicilie all'Italia unita),
- l'abbandono quasi totale della montagna, le cui comunità erano forse portatrici di sistemi reticolari di relazioni in quota e di un adeguato senso della montagna, oggi perduto o recuperabile solo con operazioni di archeologia del paesaggio,
- la mancanza di sistema di comportamenti consolidati del 'turista appenninico', ad esempio come quelli ormai forti, del 'turista alpino' o del navigatore da diporto nel Tirreno.
Disponibilità di territorio e di strade per abitante regionale
|
A |
B |
C |
B/C |
A/B |
A/C |
|
km strade extraurbane |
Sup Terr in kmq |
Popolazione in milioni |
Sup/ab ettari/ab |
Strade /sup metri/kmq |
Strade/ab in metri/ab |
Piemonte |
31.049 |
25.399 |
4,306 |
0,590 |
1.222 |
7,2 |
Valle d'aosta |
2.003 |
3.264 |
0,118 |
2,766 |
614 |
17,0 |
Lombardia |
27.671 |
23.859 |
8,901 |
0,268 |
1.160 |
3,1 |
Trentino AltoAdige |
9.080 |
13.607 |
0,903 |
1,507 |
667 |
10,1 |
Veneto |
23.857 |
18.364 |
4,415 |
0,416 |
1.299 |
5,4 |
Friuli |
6.004 |
7.844 |
1,193 |
0,658 |
765 |
5,0 |
Liguria |
8.531 |
5.420 |
1,662 |
0,326 |
1.574 |
5,1 |
Emilia Romagna |
29.079 |
22.124 |
3,924 |
0,564 |
1.314 |
7,4 |
Toscana |
21.124 |
22.993 |
3,528 |
0,652 |
919 |
6,0 |
Umbria |
6.553 |
8.456 |
0,819 |
1,032 |
775 |
8,0 |
Marche |
14.058 |
9.694 |
1,438 |
0,674 |
1.450 |
9,8 |
Lazio |
19.052 |
17.227 |
5,185 |
0,332 |
1.106 |
3,7 |
Abruzzo |
14.297 |
10.795 |
1,262 |
0,855 |
1.324 |
11,3 |
Molise |
2.981 |
4.438 |
0,332 |
1,337 |
672 |
9,0 |
Campania |
16.886 |
13.595 |
5,708 |
0,238 |
1.242 |
3,0 |
Puglia |
16.543 |
19.361 |
4,065 |
0,476 |
854 |
4,1 |
Basilicata |
6.499 |
9.992 |
0,611 |
1,635 |
650 |
10,6 |
Calabria |
16.179 |
15.080 |
2,079 |
0,725 |
1.073 |
7,8 |
Sicilia |
21.512 |
25.707 |
5,025 |
0,512 |
837 |
4,3 |
Sardegna |
12.101 |
24.090 |
1,657 |
1,454 |
502 |
7,3 |
ITALIA |
305.059 |
301.309 |
57,131 |
0,527 |
1.012 |
5,3 |
elaborazione su dati Atlante DeAgostini 1997
[1] per Liguria, Lazio e Campania il dato della densità abitativa è molto influenzato dalla presenza di città importanti, non interessanti ma anzi alteranti la corretta valutazione del rapporto tra popolazione e infrastrutturazione territoriale, qui eleborato